“Menotrentuno 2014”, gli appuntamenti di agosto e settembre

Continua senza tregua il percorso di “Menotrentuno 2014”, la rassegna curata da Salvatore Ligios e Sonia Borsato partita da Cagliari il 18 luglio scorso. I prossimi appuntamenti, alcuni già in corso, saranno a Lula, Neoneli, Tempio Pausania e Ulassai. Il tema assegnato quest’anno ai giovani fotografi europei è “la memoria”. Su questo canovaccio i fotografi dovranno ricamare le loro visioni del mondo.

Il centro storico di Lula sarà la location delle esposizioni dell’italiano Andrea Musicò e della polacca Ula Wiznerowicz

Andrea Musicò, con all’attivo numerosi corsi con fotografi e postproduttori di fama e diverse collaborazioni fra la sua Palermo e Roma presenta il suo lavoro “Così Dicevano”. Musicò ha dedicato il suo tempo a trovare squarci sul contemporaneo, fessure attraverso le quali intravedere il vissuto di una terra e una cultura a lui estranei. Il suo operare è stato dettato dalla volontà di trovare combinazioni che aprissero non tanto le porte della sua memoria, quanto quelle della comunità di Lula.

Ula Wiznerowicz è una fotografa documentarista polacca che vive ad Amsterdam. Le sue foto sono state esposte in Italia, Inghilterra e Polonia. Propone “Tomislawice” che indaga la realtà mineraria del suo paese. “Le miniere ­ di lignite a cielo aperto − scrive nella sua presentazione − hanno un grande impatto sul paesaggio. Tre anni fa venne aperta la miniera a cielo aperto di Tomisławice in Polonia. Lo sviluppo della miniera è stato accompagnato dalle proteste degli ambientalisti per l’impatto negativo della miniera su stagni e laghi, in particolare Lake Gopla, che si trova a soli otto chilometri di distanza. I residenti le cui aziende si trovano sulla strada della miniera hanno accettato un rimborso e sono andati via mentre i loro vicini sono rimasti. Alcune case distano solo dieci metri dalla mia…”

Nel centro storico di Neoneli l’italiano Guido Gazzilli e il Lettone Andrejs Strokins esporranno fino al 5 ottobre

Guido Gazzilli, con alle spalle diverse campagne editoriali e pubblicitarie e una collaborazione come assistente di Paolo Pellegrin (Magnum Photos) propone “Sos corriolos”. Gazzilli, testimone del tempo odierno, assegna alla fotografia un ruolo di mediazione differente rispetto al passato, usa gli strumenti che la società contemporanea gli mette a disposizione, un meticciamento di codici e di stili che dà alle immagini un sapore contingente. La strategia del processo creativo è palese. La forza del fascino che la maschera si porta appresso è la guida principale che stabilisce il ritmo narrativo.

Andrejs Strokins propone “Picnic”: In una città inquinata e sovrapopolata come Istanbul, la cultura turca del picnic mostra l’umano desiderio di entrare in contatto con la natura. Durante i fine settimana o nei pomeriggi di fine estate le persone occupano praticamente ogni spazio verde presente in città, rilassandosi e condividendo il cibo con i loro parenti. E’ nella natura umana percepire il paesaggio circostante in modo selettivo. Improvvisare un pasto a pochi metri dall’autostrada, in uno spazio verde ma contaminato, sembra avere lo stesso valore che un picnic in una foresta.

Nel cortile della Biblioteca comunale, ex Convento degli Scolopi di Tempio Pausania fino al 30 Settembre saranno esposti i lavori di Daria Tuminas (Russia) e Konrad Lippert (Germania)

Daria Tuminas è una ricercatrice, fotografa e curatrice freelance che vive ad Amsterdam. Espone il suo “Ivan e la Luna”, storia di due fratelli. “Ho iniziato la serie – scrive nella presentazione − quando Ivan, il fratello maggiore, aveva 16 anni. Andrey, soprannominato “Luna”, il più giovane, ne aveva 14. I due fratelli vivevano in un lontano villaggio nella parte settentrionale della Russia, nell’area di Arkhangelsk. In seguito si sono trasferiti a Severodvinsk per studiare. Ivan è tornato dal servizio militare nel maggio 2014, Andrey sta studiando in una scuola tecnica locale dove fa pratica in una fabbrica di sottomarini. Quando li ho fotografati la prima volta non erano come dei normali teenagers di città, avevano dei valori completamente diversi e un mondo interiore fiabesco: andavano a caccia e a pesca, non andavano mai in città, amavano la natura. Maturi e infantili. Ingenui ed enigmatici”.

Konrad Lippert, fotogiornalista di Hannover, selezionato nel 2014 dall’agenzia Magnum tra i 30 fotografi più interessanti sotto i 30 anni ci porta a Belfast con “They Call It Trouble” che presenta con questo testo: “Il 10 Aprile del 1998, fu stipulato “l’accordo del Venerdì Santo“; questo era stato fatto per dare una soluzione politica a decenni di conflitto nel Nord Irlanda, ma 15 anni dopo la stipula, il conflitto continua a vivere nei pensieri dei residenti delle “Interface Area“ dove i quartieri protestanti e cattolici sono separati da due muri. Alcuni di questi muri vennero eretti dopo che fu dichiarato il cessate il fuoco, in modo da evitare nuovi conflitti. Comunque, servono anche per enfatizzare la delimitazione tra le due comunità. Lunghe settimane di scontri, lettere bomba e spari, minano i civili, una atmosfera violenta di odio e paura, gioca ancora un ruolo importante nelle vite di questi svantaggiati residenti di Belfast”.

Infine il danese Philipp Jeske e l’inglese Catherine Hyland espongono, nel centro storico di Ulassai, fino al 30 settembre

Philipp Jeske, presenta il suo “Zastawa – i nuovi difensori di Russia” che descrive così: “Il forte paradosso dell’impegno della chiesa russa-ortodossa e allo stesso tempo una preparazione militare in un campo per bambini mi ha affascinato. In Zastawa circa 150 bambini giunti dalle zone intorno a Tomsk, con un’età tra i 6 e i 16 anni, sono istruiti non solo sui credi e le tradizioni russe ,a anche su come difendere la loto patria con un’arma. Durante la mia permanenza, e anche dopo, mi sono costantemente chiesto se fosse realmente possibile unire valori come la carità alla soluzione di un conflitto con la guerra”.

Catherine Hyland, artista con base a Londra, presenta “Belvedere”. “L’ambiente costruito – scrive − è diventato uno degli strumenti più elaborati del mondo moderno nel capitalizzare lo sguardo turistico. Imprenditori, sia del settore pubblico che privato, hanno provveduto a fornire paesaggi pieghevoli nei quali i visitatori sono liberi di vagare con maggiore agio e fluidità di quelle che sperimentano nella loro vita quotidiana e che possono creare una rappresentazione del passato con cui il turista sarà ben felice di giocare. “Belvedere” – termine italiano per indicare una “bella vista” – è un tentativo di andare a documentare una piccola parte di questi paesaggi, l’infrastruttura che li circonda e le persone che ci lavorano.

Questo festival oltre a presentare numerosi ed interessanti giovani artisti si assume anche l’onere, non facile dal punto di vista logistico ed organizzativo, di portare la fotografia fuori dai luoghi museali canonici per avvicinare l’arte ai fruitori, con una grande mostra diffusa sul territorio. Merito che va riconosciuto all’associazione “Su Palatu” e ai suoi infaticabili animatori.

Enrico Pinna

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