Mal di Sardegna

Il mal di Sardegna è una variante del più noto ed antico mal d’Africa. è una sindrome benigna che spinge chi vede l’isola per la prima volta a ritornarci più e più volte e, spesso, a stabilircisi definitivamente. Un virus democratico che contagia indiscriminatamente persone di tutte le estrazioni sociali e di qualunque professione. E che non risparmia i fotografi.

Ne sa qualcosa Paolo Beccari, fotografo e titolare di un’agenzia di comunicazione e web design. Nato e abitante a Trieste capita per caso in Sardegna. «Era il 1990 — racconta — e mi recai nell’isola per un corso di allenamento all’apnea. Durante la mia permanenza ho avuto occasione di visitare varie località del Sulcis, restandone affascinato. Ricordo nitidamente che nel viaggio di ritorno, vedendo la costa che si allontanava ,ebbi una sensazione di sottile commozione. Erano i primi sintomi del mal di Sardegna».

Naturalmente, con vari pretesti, ritorna nell’isola. Fotografo autodidatta inizia ad interessarsi alla grafica e alla comunicazione fin dal 1994, anno in cui inizia la sua collaborazione con uno studio grafico della sua città. L’anno dopo rileva lo studio e affianca la fotografia ai servizi grafici già offerti dall’azienda. Ha l’occasione di incontrare personalità del calibro di David Byrne, Anton Corbijn, Sebastião Salgado e Josef Koudelka,  ognuno di quali lascia una traccia sul suo percorso di consapevolezza.

«L’anno decisivo è stato il 1999. Tornai in Sardegna per un progetto fotografico sul lavoro in Italia. Nuraxi Figus era uno dei luoghi prescelti per le riprese. In questa miniera, sempre in bilico fra rilancio produttivo e chiusura, l’incontro con un operaio che mi aprì la mente. Qui, mi disse, non è interessante documentare il lavoro, ma la sua lenta ed inesorabile estinzione. Il dado era tratto: questa terra ricca di storia, questo forte rapporto fra uomo ed ambiente, le coinvolgenti problematiche sociali  mi erano definitivamente entrati nel cuore. C’era solo da organizzare il trasferimento».

Nel 2009  Paolo si trasferisce, con la sua famiglia, a Cagliari dove opera con la sua azienda di comunicazione non trovando grandi difficoltà logistiche rispetto alla sua Trieste. Prosegue un percorso di ricerca fotografica in cui la Sardegna ha un ruolo centrale. Pur continuando a lavorare per importanti brand internazionali porta avanti una ricerca sui paesaggi minerari sardi di grande interesse.

Seguono altri progetti. «Attualmente — dice — sono impegnato a documentare il progetto “Sentieri di libertà”, ideato dal medico psichiatra Alessandro Coni. Tutto inizia con un reportage in Ogliastra durante Il Convegno Itinerante sulla pratica terapeutico-riabilitativa della montagna-terapia. Ho cercato di costruire una sequenza narrativa capace di raccontare anche a chi non c’era la forza e l’importanza di questa meravigliosa iniziativa. Disturbo e terapia, fatica e felicità, natura e ospitalità si sono fuse in un’esperienza collettiva capace di contribuire in modo significativo a dare una nuova percezione del disagio mentale e dei percorsi di guarigione.

 

Paolo Beccari viene definito da Paolo Maccioni, nella sua intervista realizzata per All About Italy Deutshland, un fotografo non inquadrabile. La rivista, tutta orientata all’eccellenza italiana nel mondo, si occupa di prodotti, lifestyle e arte italiana e nel numero 6/2014 gli dedica 6 pagine con un ampio spazio per le sue fotografie. Vedendo il suo portfolio non si può che concordare. La sua fotografia spazia dal paesaggio al reportage, dall’architettura alla moda. Generi fotografici diversi declinati con eclettica e personale coerenza.

Il percorso professionale di Paolo Beccari è facilmente visibile sul suo sito (cliccare qui). Il suo percorso di vita, sempre più legato alla Sardegna, si arricchisce di nuovi capitoli e di nuove storie. Sempre alla ricerca di legami e di rapporti che, come fili sospesi, attendono di essere annodati fra loro a costruire un tessuto di appartenenza forte e resistente.

Enrico Pinna

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