L’oscuro specchio dell’anima

Lo specchio riflette con precisione la nostra immagine, e lo fa con precisione e senza apparenti deformazioni. Eppure da secoli è considerato un oggetto ambivalente, evocatore di potenti metafore. Il suo “riflettere” pare infatti andare al di là della semplice restituzione dei nostri tratti evidenti. La simmetria rovesciata che rimanda a chi sta davanti ad esso evoca un mondo contrario, che contrappone quello esplicitamente riflesso al mondo interiore che sta dall’altra parte, dove c’è la nostra anima, si agitano nostri ricordi e le nostre paure.

I popoli primitivi avevano un timore riverente per gli specchi, scoperti con l’arrivo dell’uomo bianco. Come le macchine fotografiche erano oggetti in grado di “rubare” la parte sacra dell’uomo, la propria immagine che aveva immediato collegamento con l’anima. Infatti ai vampiri, i senz’anima per eccellenza,  lo specchio negava l’immagine riflessa. Potremmo andare lontano parlando delle simbologia degli specchi, ma queste brevi righe sono sufficienti per introdurre il seguito.

Lo specchio oscuro” è il percorso fotografico creato da Francesca Randi e Alessandra Baldoni in mostra nella Sala della Torretta dell’EXMA’ sino al 6 dicembre. La prima vive e lavora a Cagliari, la seconda a Perugia.

Un percorso che si avventura in un mondo di simboli, vaga nei ricordi, in spazi onirici e sconosciuti.  «La mostra — scrive il curatore Giacomo Pisano nella presentazione — dà voce alle fantasie e soprattutto agli incubi che scavano nella psiche dell’infanzia con uso del bianco e nero che non ha solo una semplice, per quanto ricercata, valenza artistica, ma è fondamentale per guidarci in una dimensione introspettiva e accentuare la drammaticità e la profondità delle scene e dei significati raccontati. Le due fotografe hanno scelto un tema loro caro e lo hanno indagato in modo simile ma seguendo iter personali e attingendo alla memoria soggettiva e collettiva.»

I due lavori mostrano una grande uniformità non solo tematica ma anche stilistica. Le cupe e pastose atmosfere di Francesca Randi si completano con quelle più chiare e leggibili di  Alessandra Baldoni. Passando dall’altra parte dello specchio le autrici si immergono nel loro mondo interiore fatto di scene fantastiche, ricostruzioni allegoriche, sogni ricorrenti.

Un mondo curiosamente senza specchi, la cui presenza è evocata in alcuni scatti attraverso un’altra potente metafora, quella dell’acqua. Ma alla fine del percorso visuale così simbolico ed evocativo non si può non cedere al dubbio che il titolo sia un riferimento ingannevole per sviare la nostra attenzione. La domanda riguarda la vera identità dello specchio oscuro. E se questa superficie riflettente, deformante ed ambivalente, che nelle mani degli artisti è capace di scrutare, raccontare, rappresentare, emozionare fosse invece semplicemente la fotografia?

Enrico Pinna

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