La valle dei caduti

Chi da Madrid percorre la strada in direzione La Coruña, arrivato poco oltre il borgo di El Escorial, proverà l’inquietante sensazione di sentirsi osservato, seguito a distanza da una presenza mistica e ingombrante, presenza che tutto vede e a cui nulla sfugge. Senza correre il rischio di essere accusato di blasfemia, infatti, non mi costa affermare che chi ci osserva dalla punta della croce più grande del mondo, a ben 150 metri di altezza, è – nientemeno – il rimando intangibile al figlio di Dio, nostro signore Gesù Cristo.

L’imponente crocifisso a cui mi riferisco, evocazione di un barbaro episodio di fanatismo e intolleranza religiosa, spicca sulla cima di una collina granitica in quell’angolo di Castiglia conosciuto come El valle de los Caídos (la valle dei caduti), e fa parte di un complesso monumentale ben più articolato che comprende, oltre al simbolo per eccellenza del cristianesimo, un monastero e una enorme basilica sotterranea che vanta misure da capogiro, superiori, per intenderci, a quelle della stessa basilica di San Pietro a Roma.

Il tutto venne fatto costruire da Francisco Franco, con un dispendio ingente di denaro e di vite umane, il quale lo inaugurò nel 1959, mentre solo un anno più tardi il papa Giovanni XXIII lo consacrava al culto affidandolo ai monaci benedettini, tutt’oggi i custodi del santuario. La finalità dell’opera era quella di conservare i resti dei caduti della guerra civile spagnola, di entrambi i bandi, riesumati dalle innumerevoli fosse comuni disseminate su tutta la superficie della penisola iberica.

Ma, a distanza di 40 anni dalla morte del dittatore, non si placano le polemiche attorno a questo emblematico frutto della megalomania umana. Prima di tutto perché la basilica venne convertita in mausoleo non solo per i caduti di guerra, ma per lo stesso Generalissimo, dato ché lì si trovano le sue spoglie (le malelingue dicono che Franco, in vita, ambiva ossessivamente a questo, cioè a trovare pace eterna in un luogo inviolabile, all’altezza della propria statura politica e morale…).

Ciò comporta che, tutti i 20 di novembre, si celebri una messa ufficiale in memoria dell’anima del celebre Caudillo, alla quale accorrono nostalgici fascisti da mezza Europa, Italia compresa. Inoltre, alla costruzione del complesso vennero obbligati, col regime dei lavori forzati, centinaia di detenuti politici (ovviamente del bando opposto al regime, quello repubblicano), molti dei quali morirono miseramente nello sforzo disumano, senza che ancora sia stata fatta giustizia, né venga debitamente mantenuta accesa la memoria di quei tragici fatti.

Come se non bastasse, pur trattandosi di patrimonio ecclesiastico, i lavori di restauro delle colossali statue di granito che adornano la base del crocifisso, le quali iniziano a cedere alle avversità del tempo, sembra invece debbano ricadere sulle casse dello stato. Stato che, pur essendo laico e non potendo, per costituzione, favorire nessun credo religioso a discapito di un altro, ha finanziato nel 2013 con 340.000 euro annuali (la notizia è apparsa su El País il 19 marzo scorso) l’abbazia benedettina del Valle de los Caídos “per occuparsi dei doveri spirituali” (messe giornaliere, mensili e annuali), “adempiere alla finalità sociale della fondazione” e mantenere “un centro di studi sociali, biblioteca, seminaristi e convitto” del monastero. Il tutto, senza che i beneficiari dovessero dar conto delle spese sostenute, apportando generiche fatture emesse posteriormente all’anno in questione. Alla faccia della laicità e della trasparenza!

Fossero questi, però, i problemi della gente. Qui in Spagna siamo alla canna del gas, con milioni di disoccupati, ingovernabilità nel presente e larghe intese in un futuro prossimo, banche salvate con iniezioni sostanziose di soldi pubblici, giovani che emigrano in massa come ai primi del ‘900 e corruzione dilagante che nel 2015, a titolo d’esempio, contava circa 1700 cause giudiziali aperte contro esponenti politici, e più di 500 imputati o indagati (dei quali solo 20 condannati e incarcerati). È una magra consolazione sapere che gli italiani non sono soli nell’universo in quanto a problemi strutturali e a malaffare.

Dall’alto dei suoi 150 metri di piedistallo nel cuore del Valle de los Caídos, però, lo sguardo del Signore passa oltre e sorvola. Non si sofferma sui piccoli scandali domestici di monaci birichini e partiti conniventi, ignora la mancanza di lavoro e i pignoramenti, non sente il brontolio della gente e i discorsi vani di coloro che sono stati chiamati a rappresentarli. Fila via, fino ai bordi dell’impero, e là si arresta, impotente. Là dove, 2000 anni dopo, continuano le barbarie in nome del fanatismo e dell’intolleranza religiosa, dove c’è solo persecuzione per chi chiede rifugio in un’altra nazione, dove si massacrano i bambini come in una perpetua strage degli innocenti, dove a un padre non è concesso essere padre e a una madre non è dato essere madre, dove al posto di un Cristo è crocifissa un’intera generazione e la dignità umana, mentre qui, a pochi giorni dalla santa Pasqua, sotto il cielo di Madrid, di Berlino e dell’Europa intera, ci laviamo le mani come Pilato o affondiamo la lancia di Longino sul costato di un Dio nato morto e mai risorto.

Andrea Ortu

Intervento pubblicato anche su https://quadernispagnoli.wordpress.com/

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