“La scherma in carrozzina, amore a prima vista. Ma allenarmi ‘costa’ 400 chilometri…”

Buongiorno, la scorsa volta non ho avuto il tempo di raccontarvi delle mie esperienze sportive, del modo in cui un giorno mi sono innamorata della scherma. Bene, è stato  grazie a un mio cugino svizzero che faceva tornei nazionali. In un filmato lo vidi mentre si allenava con la sciabola con una combinazione di qualità fisiche, grande autodisciplina e eleganza nei movimenti. Ne restai molto colpita. Fu un “amore a prima vista”. Ma mai avrei potuto immaginare di poter praticare anch’io questo amatissimo sport –  non potevo tirare in piedi e questo chiudeva tutti i discorsi – se non avessi scoperto vedendo la televisione che esisteva anche la scherma in carrozzina. A essere sincera, all’inizio mi vergognavo di sedermi su una carrozzina perché ero l’unica che si allenava così, ma i miei compagni normodotati e il mio maestro, hanno iniziato a tirare seduti su una sedia per non farmi sentire diversa.

Man mano che acquisivo dimestichezza con la disciplina schermistica e con la sedia a rotelle ho iniziato a fare le prime competizioni nazionali, e la carrozzina ha iniziato a essere parte di me. Quando ho gareggiato in nazionale ero l’unica portabandiera della Sardegna. Mi piacerebbe tanto che i ragazzi con varie disabilità della Sardegna possano un giorno, avvicinarsi alla scherma paralimpica.

In Sardegna ci sono pochi impianti sportivi dove posso praticare la scherma, soprattutto la paralimpica. Sono a Sassari, a Cagliari e a Nuoro. Io, che vivo a Olbia, sono dovuta andare a Nuoro. Questo ha significato 400 chilometri di auto tra andata e ritorno tutte le settimane per due anni e mezzo. È stato molto impegnativo, ma ce l’ho messa tutta per dare il meglio di me stessa. E i risultati li ho visti.  Da quando pratico la scherma mi sento migliorata a livello caratteriale, ho imparato l’autocontrollo, a gestire con il tempo le mie emozioni, le ansie, le paure. Ma soprattutto ho affrontato la paura di viaggiare la sera. La scherma mi ha aiutato molto a crescere mentalmente, e ne vado orgogliosa. Perché quando si impara e superare le proprie paure, si è nelle condizioni per superare tutte le difficoltà.

Le gare sono stati i momenti più gioiosi della mia vita. Ma nelle gare ho anche capito che tutto il sacrificio che facevo per allenarmi per poche ore due volte la settimana non era sufficiente. Avrei dovuto allenarmi di più, almeno cinque ore al giorno. Una cosa evidentemente impossibile, non solo per la distanza da percorrere ma anche per gli altri miei impegni, a partire dalla scuola.

Questo non significa che mi sono arresa. Anzi: non appena sarà nelle condizioni di allenarmi, avrò una palestra vicino a dove vivo, tornerò a fare qualche gara.  Proietto questo mio futuro in una città, Bologna, che da questo punto di vista può offrirmi tante possibilità. Una città dove credo mi sentirei a mio agio. Spero che il mio desiderio di vivere là si avveri. Ma non ho smesso di sognare di potermi allenare a Olbia, la città dove vivo oggi.

Le difficoltà purtroppo sono di natura economica: non si riesce ad avere il sostegno dalle istituzioni e tanto meno aiuti da parte delle aziende locali per realizzare una palestra dedicata alla scherma, con tutte le attrezzature specifiche (pedane, rullini, armi, maschere etc.). In passato due maestri, che erano interessati a portare la scherma nella mia città,  si sono alla fine arresi perché è venuto a mancare l’interesse da parte delle società sportive con le quali avevano preso accordi.

La mia domanda è : “Com’è possibile che una città grande come Olbia non riesca a portare uno sport come la scherma?”. Aiutatemi a realizzare questo grande sogno!
Un abbraccio

 Ilaria

 

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