La Sardegna sconosciuta di Fabio Piccioni: le grotte di Punta Giglio ad Alghero

Cosa spinge un uomo a lasciare i luminosi paesaggi di superficie per tuffarsi nelle viscere della terra attraversando cunicoli bui e gallerie anguste e claustrofobiche? Forse il desiderio di scoperta e di avventura che spinse Otto Lidenbrock, il personaggio che Jules Verne spedì in un mondo sotterraneo e fantastico nel suo romanzo “Viaggio al centro della Terra”?

«C’è anche questo — dice Fabio Piccioni, nostro inviato nel mondo underground — ma il desiderio di avventura e di scoperta non bastano. Quel mondo fantastico e silenzioso ti mette in contatto con il tuo universo interiore, ti mette di fronte ai tuoi limiti e alle tue paure più inconsce. Da qui tutto ha avuto inizio e, ascoltando questo silenzio, si ritrovano frammenti del nostro immaginario più profondo.»

Il viaggio sotterraneo di Fabio Piccioni ci porta alla scoperta di due grotte situate all’interno dell’area di Punta Giglio, a due passi da Alghero. Punta Giglio è un promontorio calcareo che assieme a Capo Caccia delimita la baia di Porto Conte. Fa parte dell’Area naturale marina protetta Capo Caccia-Isola Piana. In passato è stato un punto strategico per la base antiaerea dell’esercito durante l’ultimo conflitto  mondiale.

«Le due cavità, denominate Pozzo della Quercia e Dasterru — precisa Piccioni — sono entrambe riconducibili al Giurese. Entrambe presentano ingressi a pozzo ed entrambe hanno delle zone in cui, nei mesi più caldi, la concentrazione di anidride carbonica diventa pericolosamente elevata al punto da non consentire l’accesso. Il pozzo della Quercia è formata da una sala principale e da due sale discendenti secondarie poste alle estremità del complesso. Presenta al suo interno innumerevoli resti animali ma il gioiello di questa piccola cavità è la “sala delle vele”, una piccola saletta in cui ammirare grandi concrezioni che somigliano appunto a delle vele o, secondo la fantasia di alcuni speleologi, a delle fette di prosciutto. Il Dasterru di Punta Giglio, geograficamente ubicato più vicino alla scogliera, presenta due ingressi a pozzo. La grotta è decisamente più complessa della precedente e presenta diverse sale e strettoie oltre che diversi pozzetti, in alcuni dei quali il respiro diventa affannoso a causa dell’anidride carbonica. Anche questa cavità presenta la sua perla, in particolare una bella saletta raggiungibile attraverso una scomoda strettoia ascendente, in cui poter ammirare una parete ricca di concrezioni che vanno a formare uno stretto corridoio percorribile anche dall’interno.»

«Il mondo sotterraneo— conclude Fabio — è affascinante. Ma finita l’escursione e riemersi in superficie gli occhi si riempiono nuovamente di luce e di colori, le orecchie ritrovano con piacere il sibilo del vento e i polmoni respirano avidamente l’aria marina carica di umori salmastri e dei profumi della macchia mediterranea. Ricordandomi che quello appena concluso era un viaggio a metà strada fra sogno e realtà. Qui, In superficie, c’è invece il nostro mondo reale, la nostra vita, il nostro habitat ideale».

Ma, siamo sicuri, il nostro speleologo sta già progettando una nuova discesa nell’umido silenzio di qualche grotta. Per ascoltarne la voce, per scoprirne i segreti, per respirare affannosamente quell’aria carica di anidride carbonica. Per fare, con la scusa di un viaggio in mondi sconosciuti, un’altra immersione nel proprio universo interiore.

Enrico Pinna

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