Giovani visioni nella mostra di fine corso della Man Ray school

Tempo di scuola anche per gli aspiranti fotografi. Che decidono in questi giorni se cercare un incerto cammino da autodidatta o frequentare una buona scuola per educare la tecnica e la visione con un percorso di preparazione culturale indispensabile per trovare una propria grammatica visiva.

Per convincere gli indecisi può aiutare vedere i lavori di fine corso degli allievi della più “antica” scuola di fotografia cagliaritana, la Man Ray school che da 22 anni opera nel territorio della formazione e nell’educazione all’immagine.

Il laboratorio dell’anno scolastico 2015/2016 sarà alla Galleria Temporary Storing in Via XXIX Novembre, 7 a Cagliari sino al 24 settembre 2016. In mostra una serie di immagini prodotte da alcuni allievi selezionati nel corso appena concluso. I temi sviluppati quest’anno sono il ritratto sociale, il paesaggio, il concettuale, l’archeologia industriale e la street photography.

Di seguito un breve abstract dei lavori in mostra tratti dal testo di  Efisio Carbone curatore, insieme a Stefano Grassi, della rassegna.

Alessia Altobello si muove negli spazi urbani e nel campo della street photography catturando il tempo nelle sue molteplici velocità per mettere a fuoco il mondo femminile e la convivenza di contrasti.

Claudia Piras, nel suo reportage in Turchia, racconta di intimi legami concentrandosi sul silenzio, la quotidianità, la famiglia, il credo. Sono scatti che accorciano le distanze.

Fabrizio Vargiolu nei ritratti con burka sottolinea la femminilità rispondendo all’interrogativo sempre attuale per l’Occidente di pratica mortificante o scelta consapevole.

Simone Boi in Doppelgänger struttura la sua narrazione in luoghi abbandonati e degradati, un percorso spirituale intimo e surreale, basato sul contrasto causato dallo sdoppiamento dell’Io, costruito con originali montaggi.

Cristina Sanna gioca con le forme delle dune di Porto Pino accarezzate dal vento per un risultato quasi pittorico nei valori chiaroscurali.

Mirko Paschina si occupa di archeologia industriale riuscendo a scoprire il fascino delle forme nei silenzi metafisici di luoghi abbandonati in attesa di riscatto. Gli scatti sono stati realizzati tra Montevecchio e Gonnesa.

Giambattista Congia evidenzia, selezionando due scatti da una serie dedicata agli spazi urbani, il gioco di contrasti tra le architetture e l’uomo che le abita: nell’arco della giornata le ombre abitano spazi “altri” seguendo o anticipando il nostro passaggio.

Simone Spiga in Rosso e Bianco, compie un viaggio nell’Ade della coscienza per trovare soluzioni vicine alla pittura simbolista e surrealista che ben si attagliano al tema affrontato.

Omar Rossetti realizza un’immagine attentamente costruita tra auto-scatto e fotomontaggio, per un esito dalle forti valenze simboliche riconducibili a certa pittura fiamminga quattro-cinquecentesca. L’opera, intitolata Bon Appétit à tous, conclude una trilogia ispirata alla decadenza dei valori sociali.

Stefano Grassi, direttore didattico della scuola, sintetizza il lavoro svolto e le linee guida per il prossimo corso: «I temi scelti quest’anno dalla scuola e sviluppati dagli allievi indagano una fotografia in stretto contatto con l’attualità. Il prossimo anno svilupperemo con più decisione i temi sociali entrando nel campo del reportage giornalistico e d’inchiesta con particolare riguardo all’argomento dell’immigrazione. Non solo foto quindi ma inchieste giornalistiche complete».

I lavori sviluppati quest’anno sono di grande interesse e sono svolti, come tradizione della scuola, in modo accurato e supportato da solidi programmi didattici e da una grammatica visiva attenta e già matura. Ora tocca agli allievi uscire dal porto protetto della scuola per affrontare il mare aperto facendo rotta verso la propria personale interpretazione del mondo. Avendo ora ben chiara la differenza tra “vedere” o, semplicemente, guardare.

Ma l’evoluzione interessante sta nel programma del prossimo anno, che promette di inquadrare la fotografia nella filiera dell’informazione giornalistica in tempi in cui il mestiere del fotoreporter sta avviandosi verso svolte epocali. Una fotografia di buon reportage e di attento approfondimento di cui si sente l’esigenza in un momento in cui le storie diventano storytelling e l’informazione si evolve e segue percorsi non sempre lineari e non sempre condivisibili.  Non resta che attendere la mostra di fine corso del 2017 per vedere come un argomento classico possa essere sviluppato con una visione giovane e attuale supportata da robuste e profonde radici didattiche che una buona scuola può offrire.

Enrico Pinna

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share