‘Era partito per fare la guerra’, uno spettacolo di e con Paolo Floris

Ci sono storie che tutti conosciamo perché le abbiamo viste e magari vissute. A sentirle raccontare ci strappano più di una risata e di un’emozione: gli aneddoti di famiglia, in fondo, si assomigliano tutti. Portarli sul palcoscenico di un teatro e trasformarli in uno spettacolo equilibrato, capace di far ridere (di cuore e di gusto) e poco dopo di far ammutolire, però, è un’altra cosa. Questo è Era partito per fare la guerra, andato in scena, in anteprima, sabato 18 aprile al Teatro Grazia Deledda di Paulilatino, per la regia di Sara Valerio e l’interpretazione di Paolo Floris.
Era partito per fare la guerra Daniele Sanna; nel gennaio del ’41 (racconta), la “cartolina” era arrivata anche per lui, a Paulilatino, tra tziusu/non zii e donne scalze ma con i piedi sempre puliti, che interrogavano Sant’Antonio alla ricerca di oggetti smarriti e toglievano il malocchio con riti e preghiere antiche. Gli uomini erano tutti d’un pezzo, capaci di commuoversi ma mai e poi mai di raccontarlo.

A Daniele toccano gli ultimi anni di guerra, il famoso armistizio di Badoglio e la meno famosa condizione di IMI, di Internato Militare Italiano, una qualifica che i Tedeschi s’inventarono all’indomani dell’armistizio apposta per i soldati italiani, traditori e non prigionieri di guerra. Per Daniele e altre 600mila persone, essere un IMI significò passare 21 mesi di prigionia nel campo di lavoro forzato di Kapfenberg, in Austria: marcie all’alba sin in fabbrica, notti gelide e a piedi nudi (perché i Tedeschi volevano così) su tavole in legno, vicino a pochissimi e ambitissimi giacigli in paglia (che bisognava sbrigarsi a occupare appena qualcuno moriva). E poi le frustate, la fame e quell’amicizia fraterna con Zambelli Bortolo da Brescia.

Di questo campo, oggi non resta traccia: sul palco, le memorie di zio Daniele s’intrecciano a quelle di chi, da bambino, l’ha sentito imprecare contro il Duce ma non contro la nuova Repubblica italiana (che non l’ha mai ritenuto idoneo alla pensione di guerra); di chi, cresciuto, si è spinto sino a Kapfenberg per non trovare più niente di quel passato se non il freddo così pungente da fargli indossare una “cosa da femmine” come la calzamaglia di lana; di chi la foto di zio Daniele l’ha appesa alla parete degli eroi, accanto a Gigi Riva. Sul palco, il bambino emozionato all’incontro col suo mito diventa adulto, orgogliosamente consapevole delle proprie radici.

Era partito per fare la guerra è uno spettacolo denso, ben strutturato e dai ritmi equilibrati con un protagonista di spessore, ironico e impegnato ma senza perdere leggerezza. Dopo aver recitato nel 2013 ne L’arbitro di Paolo Zucca e vinto l’edizione 2014 del Festival cagliaritano “Teatro in corto” (ideato e organizzato da Cada Die Teatro) con Il mio compleanno, Paolo Floris torna in Sardegna con Era partito per fare la guerra e le prossime date di Villacidro e Sedilo (23 e 24 aprile). Da settembre arriverà anche a Oristano, Cagliari, Nuoro e Sassari.

Uno spettacolo da vedere perché fa riflettere, ridere, sorridere ed emoziona. Perché tutti in famiglia abbiamo almeno uno zio Daniele “partito per fare la guerra” e la cui storia merita e deve essere raccontata e ricordata.

Morena Deriu

 

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