Sardinian Postcards, le cartoline dall’Isola di Alessandro Toscano in mostra all’Exmà

Sembra una cartolina! Quante volte sentiamo questa frase al commento, a volte ammirato, altre volte disgustato di una fotografia? Per i profani una cartolina è una bella foto, patinata e colorata di bei luoghi. Per altri una cartolina è la loro rappresentazione più banale, e stereotipata. Tecnicamente una cartolina segue i seguenti criteri: fotografare luoghi “belli”, farlo con inquadrature sempre convenzionali, assecondare un certo gusto comune del deja vu.

Alessandro Toscano con la sua ricerca “Sardinian Postcards”, in mostra presso la Sala delle Volte dellʼExmà-Centro Comunale dʼArte e Cultura, in via San Lucifero 71 visitabile dal 26 Luglio al 21 Settembre 2014 si pone l’obiettivo di mostrare immagini, ironicamente denominate cartoline, di una Sardegna fuori dagli stereotipi visivi abusati per cercare una rappresentazione più vera e diversa dell’Isola.

Ma c’è il modo per mostrare la Sardegna fuori dal banale, dal luogo comune, dalla cartolina? Ce lo svela Marcello Fois nella sua bella presentazione su IoDonna: “Vedere la nostra terra come fosse altrui, come fossimo viaggiatori, non abitanti. Ecco, dal viaggiatore dovremmo imparare la purezza dello sguardo, egli abita qualcosa che sempre lo sorprende, visita la terra come si accarezza una donna, con lo sguardo innamorato.

Alessandro Toscano, fondatore dell’agenzia fotografica OnOff Picture, giovane realtà nel mondo della fotografia internazionale, dopo anni di assenza, ritorna nella sua terra d’origine e ci conduce in un viaggio inedito, offrendoci la sua personale lettura dei luoghi attraversati. Il risultato è il ritratto di un’Isola non più fatto solo di spiagge, feste tradizionali e folklore, ma è un’indagine attenta su ciò che si nasconde sul retro di una cartolina.

E c’è un’immagine che, più di tutte, è paradigma e simbolo della mostra. Bagnanti qualsiasi su dune di sabbia immense, all’ombra di ginepri millenari. Niente ombrelloni, niente bikini mozzafiato. niente fisici scolpiti. Solo bagnanti comuni, magari con la cellulite per raccontare la realtà quotidiana senza filtri.

È sempre Marcello Fois la commentarla: “In un’isola passata troppo in fretta dall’ovile all’ombrellone — scrive ancora su IoDonna — esiste un luogo dove gli stabilimenti balneari, ombrelloni e sdraio a pagamento sono ginepri secolari che offrono refrigerio gratuito. Lì, in quel luogo, è preziosissima la fronda che scherma la canicola, alla portata di chiunque sia in grado di rispettarla”.

E in una terra dove il rispetto cede volentieri il passo ad interessi e speculazioni, dove ogni angolo di integrità perso diventa una disfatta, è facile cedere alla inutile tentazione della cartolina, della rappresentazione patinata dei luoghi pensando, vanamente, di opporre la “bellezza” alla furba retorica della “valorizzazione” turistica.

Ho voluto — dice Alessandro — cercare invece una visione del quotidiano che, paradossalmente, riesce a sfuggire alla banalità, al luogo comune, allo stereotipo per darci una visione più autentica e vera di questa terra. Un progetto nato nel 2011 per riflettere sull’iconografia di un’isola ricca di spunti visivi importanti mortificati spesso da una visione cartolinesca.

“In questo viaggio — recita la presentazione della mostra, curata da Annalisa D’Angelo —Toscano ci riporta nel paesaggio sardo con un nuovo punto di vista, non si sofferma sulla spiaggia bianca ma suggerisce ciò che la potrebbe guastare o proteggere, non decanta l’acqua cristallina ma ne osserva ironicamente la colonizzazione in bikini, non esaspera la tradizione con i suoi colori e le sue genti, ma ci racconta con inquadrature inaspettate la sua mutevolezza e i suoi contrasti col presente, per incantarsi infine davanti ai picchi immobili di una roccia calcarea o nel silenzio di un paesaggio notturno”.

La mostra è un’indagine documentaria su un’isola con immagini che si aprono ad una narrazione viva, a tratti ironica, certamente assai lontana dal luogo comune. Un’isola che vive una sorta di massacro visivo e sociale ha bisogno di uno sguardo volutamente esterno, diverso. Per sfuggire a quello che Fois definisce “il mercato della memoria, quello che si chiama folk”.

Foto Alessandro Toscano/OnOff Picture

Enrico Pinna

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