Menotrentuno, giovani sguardi sul mondo che cambia

Ritorna MENOTRENTUNO, la rassegna fotografica biennale, giunta alla sua quarta edizione, inventata da Salvatore Ligios e dall’Associazione “Su Palattu_Fotografia”. La formula è collaudata: Diciassette professionisti, rigorosamente al di sotto dei trentuno anni e provenienti da tutta Europa, sono chiamati a confrontarsi con un tema obbligato da sviluppare secondo il proprio stile e il proprio bagaglio espressivo e culturale.

L’edizione 2014 è articolata in 18 mostre, curate da Sonia Borsato e dallo stesso Ligios, che coinvolgono paesi e città isolane disegnando una sorta di “mappa fotografica” che abbraccia tutta la regione con un tema che, dopo i precedenti “La rivoluzione del turismo” del 2006, “Il delirio giovanile” del 2008, “Giovane violenza” del 2011, chiama a raccolta i giovani fotografi a misurarsi con “La memoria”. Non tanto quella eidetica, già per sua natura visiva e fotografica, ma più in generale proverà a scandagliare quali e quante memorie le nuove generazioni tengono a mente, con quali hanno un rapporto privilegiato, quali abbandonano senza troppi rimpianti. Un’esplorazione intrigante e sconfinata.

Il progetto si avvale della collaborazione di enti e istituzioni e dell’importante contributo delle Vigne Surrau di Arzachena che, oltre a rivelarsi uno dei mecenati d’arte più attenti, arricchisce il festival con il Premio Surrau Photo Win, una borsa di 5.000 euro che verrà assegnata da una giuria internazionale al miglior progetto.

Si comincia a Cagliari alla gallery PMA in via Napoli 84 dal 18 luglio al 30 agosto con lo spagnolo Salvi Danes, fotografo documentarista che lavora sulla rappresentazione e sulla soggettività in contesti urbani. Il suo lavoro è stato esposto, tra gli altri, all’International Festival of Photography of Tarragona in Spagna (2012), al Circulation(s) festival in Paris (2012) e al Festival für jungen fotojournalismus (2012). Ha vinto il primo premio al Sony World Photography Awards del 2008.

Al PMA espone il suo reportage Holy Polska (Santa Polonia) che così sintetizza:

«Dopo un XX° secolo turbolento e l’ingresso in Europa, la Polonia si è radicata nella propria terra, con un’economia debole e una politica regionale e sociale in continuo cambiamento. Ma una forte religiosità pervade ancora le aree rurali, dove sopravvive un grande rispetto per i culti antichi. Il culmine di questa devozione si verifica nella Montagna sacra di Grabarka. Il climax di questo rito consiste nella Trasfigurazione di Cristo che attrae molti fedeli. Arrivare a Grabarka a piedi è una tradizione per loro, molti lo fanno portando croci di legno che si possono vedere intorno alla chiesa».

«Il tema della memoria — continua — si esprime attraverso il mantenimento di riti e liturgie come tentativo di resistenza ad una annichilente, travolgente, assorbente modernità che tende a confondere e neutralizzare ogni traccia di unicità e la persistenza di segni distintivi che danno personalità e ragione di vita alle comunità. Pertanto è indispensabile lasciare una testimonianza visiva di questo mondo sempre più residuale e superfluo agli occhi di postmodernità». è una lettura attenta, che trascende dai confini di quel paese per caratterizzarsi come bisogno universale.

Scrive Sonia Borsato nella sua presentazione alle mostre: “Che a confrontarsi con la memoria sia una generazione giovanissima è specchio inclemente del cortocircuito di un tempo che si sottrae a se stesso, un tempo che non sa declinare il futuro e si ripiega sul passato. L’accelerazione del vissuto ha privato la mia generazione e quelle a seguire della declinazione del futuro semplice e, ancor più, quello anteriore. Ci è stato concesso solo un eterno indicativo presente che annega nelle molte declinazioni del passato”.

Ligios, con la sua Associazione “Su Palattu_Fotografia”, ha dato il via ad una rassegna ricca di contenuti e di linguaggi per offrirci ancora una volta quella che lui definisce la “Fotografia dei vivi”. Chiama a raccolta i giovani per raccontare il mondo secondo grammatiche e visioni che, pur rendendo il doveroso tributo alla fotografia dei maestri (fatalmente ed irrimediabilmente morti) arrivi, partendo dalla consapevolezza delle loro opere, a scandagliare ed esprimere nuovi linguaggi e nuove visioni contemporanee, vive ed attuali.

Un compito tutt’altro che facile. Questi diciassette ragazzi— conclude Sonia Borsato — sono chiamati da varie parti d’Europa a raccontare un passato che spesso non hanno nemmeno vissuto ma di cui portano cicatrici, reali o metaforiche. Cicatrici che li rendono tutti, nessuno escluso, guerrieri di un presente inospitale che pure aspetta solo di essere domato e indirizzato.

Perché se non si fissa il presente negli occhi, la paura vince. Perché se non si naviga il mare del tempo siamo solo naufraghi in porto.

Enrico Pinna

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