“Nuovi germogli in solchi antichi”, a Castelsardo una mostra che non ti aspetti

Ci sono mostre che non vai a cercare ma che incontri per caso, magari mentre sei in vacanza. Così, per combinazione, ho incrociato, in una delle sale del Palazzo Doria a Castelsardo, la mostra Cristina Maddalena, pittrice, e di Mario Bianchi, fotografo, “Nuovi germogli in solchi antichi”. Una mostra che volgeva al termine ma che si sposta a Tempio Pausania nel Chiostro Comunale del Turismo dove resterà aperta dal 2 al 30 settembre 2014.

Ad attrarmi non è stata l’originalità dei temi o dei linguaggi ma lo svolgimento tecnico ed espressivo che i due artisti hanno impresso alle loro opere. Quel mantenere ben saldo il timone sulla rotta di un percorso artistico tradizionale ma dagli accenti fortemente personali.

Cristina Maddalena, pittrice di antiche origini sarde, sempre più spesso sull’Isola per rispondere ad atavici richiami, invece di ricamare gli abiti della sua tradizione, esprime con i colori ad olio la sua carica creativa in volti di giovani donne che indossano con orgoglio antichi abiti. Il tema dei dipinti in mostra è scivoloso perché, talvolta, rischia di scivolare nel banale e folcloristico déjà vu. Ma è la grande tecnica dell’artista, il vigore espressivo della sua pittura, la costante ricerca di archetipi ancestrali, la capacità di cogliere fisionomie che esprimono “sardità” al primo sguardo a nobilitare queste opere dai colori puri, e dalle pennellate dense come le emozioni più profonde.

Di Lei scrive Eraldo Di Vita: “La pittura di Maddalena è misurata e sofferta, i suoi voli pittorici sono pesanti quanto una spatolata di nero colante e i suoi lavori possiedono le profondità proibite dei paesaggi dell’anima…”

La fotografia di Mario Bianchi, espressa con un bianco e nero intenso e ricco di sfumature, si muove nel solco del ritratto ambientato. I suoi soggetti sono cavatori di Orosei, pescatori di Olbia e Castelsardo, fabbri di Orani ed altri personaggi che hanno saputo utilizzare il loro lavoro per elevarsi sino a diventare, molti di essi, famosi nel mondo come Domenico Ruiu, Paolo Fresu, Michela Murgia.

“Io credo – scrive Mario Bianchi – che ogni essere umano consapevole, qualsiasi lavoro svolga, sia preso dall’improvvisa necessità di fermarsi un istante e, estraniandosi, di uscire da se stesso e di osservarsi con un grandangolo capace di mostrare il suo cammino sul mondo, la sua vita in un flash”.

In un mondo dove la tendenza dell’arte (e della fotografia in particolare) passa attraverso le “contaminazioni”, l’ibridazione dei linguaggi che trasforma le arti visive in un sistema ipertestuale e multimediale i due artisti tengono ben alti gli steccati del loro immaginario visuale, resistendo alla tentazione di sposare modelli espressivi di tendenza per restare in un solco di tradizione che, ancora, declina l’arte come paziente e costante viaggio fra emozioni e linguaggi espressivi mai disgiunti dalla tecnica, non fine a sé stessa ma complemento necessario ed insostituibile nel loro universo artistico.

Enrico Pinna

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