Freeportrait: la fotografia empatica di Gianluca Vassallo

Capita sempre più spesso che l’Arte percorra le stesse strade quotidiane della gente comune, nella ricerca di quella condivisione sociale del gesto creativo rivendicata da molti Artisti. Può quindi capitare di vederne uno per le strade di New York armato di macchina fotografica e con indosso un cartello con la scritta “Get your Freeportrait”. È Gianluca Vassallo, Artista poliedrico che divide la sua vita fra la Sardegna e la Grande Mela. Porta avanti il progetto “Freeportrait” (https://www.freeportrait.org/wordpress/), un lavoro artistico che lo vede interagire, direttamente con le persone incontrate per caso nelle strade di Manhattan che accettano di farsi fotografare.

Questa ricerca è coerente con il concetto di Arte sempre declinato da Vassallo che si concentra sulla sua dimensione sociale. Sulla capacità della stessa di farsi attivatrice di processi di cambiamento, in un’ottica individuale, locale e globale al contempo.

«Questo lavoro — sottolinea Gianluca — si pone una domanda sul tema della gratuità, sull’atto del donare e del ricevere senza corrispettivo. Freeportrait si inserisce in quel modus tutto contemporaneo che vede l’Arte come luogo dell’interazione viva tra artista e audience, in cui il medium utilizzato è poco più di un registratore della capacità dell’artista di attivare un’empatia, di segnare con la propria presenza, nell’esistenza altrui».

Naturalmente la scelta della città non è casuale. Nella capitale iconografica del capitalismo offrire qualcosa gratuitamente è un gesto spiazzante. Anche perché, come sottolinea l’artista, la parola “free” è, in genere, associata a qualcosa che si paga: Free chips sottintende che le patatine sono in omaggio, ma l’hot dog si paga.

Ma New York è città dai mille volti, avverte Vassallo in una recente intervista a Tiscali: «La prima volta che sono stato a New York mi sembrava di veder realizzata quell’idea di socialismo che sognavo quando ero ragazzo. Sembra un paradosso, ma qui ho trovato la rivoluzione: l’uguaglianza come dato di fatto. Una risorsa figlia del fatto che New York è una città costruita sull’immigrazione. Centinaia di etnie in una piccola striscia di terra che hanno abbondantemente superato il concetto di tolleranza, e si sono integrate dando vita a un modello culturale e sociale del tutto nuovo. Anche per la stessa America»

Ecco perché Freeportrait non poteva trovare luogo più emblematico. Paradossale eppure credibile, possibile. Vassallo conclude: «Fedele al mio concetto di “Arte disciplinata” ho indossato il mio cartello per dieci ore al giorno tutti i giorni e, come un arredo urbano, ho atteso che le persone si accostassero senza che io attirassi la loro attenzione. Chi si avvicinava aveva superato la diffidenza e aveva la capacità di saper ricevere. Il resto è stato un incrocio di sguardi, un momento di empatia che si fa ritratto, che diventa Arte Sociale».

Con la sua galleria infinita di ritratti Vassallo supera i canoni classici del ritratto per addentrarsi in sentieri dove l’Arte e le emozioni si fondono in una vicinanza che accomuna, in un processo bidirezionale, chi da con chi riceve. Uno scambio intimo e personale che utilizza la fotografia non come tecnica ma come forma d’arte performativa lontana qualunque implicazione tecnologica che possa in qualche modo indirizzare i contenuti.

Il progetto Freeportrait dovrà concludersi, nelle intenzioni dell’Artista nei mesi di agosto, settembre e ottobre, sempre che, entro giugno, riesca a mettere insieme le risorse economiche necessarie. Per fare questo ha attivato su Indigogo una raccolta fondi dove chi vuole può collegarsi cliccando qui (https://www.indiegogo.com/projects/free-portrait/) per dare il suo contributo.

Pubblichiamo il video e una galleria di immagini di un progetto che declina la fotografia secondo linguaggi concettuali che rispondono alla necessità dell’autore di interrogarsi su come il ritratto e lo sguardo mediano il linguaggio interiore, per raccontare tante storie individuali che si fanno storia collettiva».

Enrico Pinna

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