Diario di viaggio di Matrilineare di Grazia Dentoni. Seconda tappa: Goni

Questo è il diario di viaggio di un progetto che dal 22 luglio al 5 settembre attraverserà il Sarrabus-Gerrei-Trexenta nell’ambito delle attività di Geografie sommerse. La sua storia comincia tre anni fa da un’idea di Grazia Dentoni, attrice e regista teatrale ispirata dalla propria esperienza di gestazione e dalla formazione come doula al fianco di gestanti e partorienti. Il progetto (all’interno del Teatro di Pace in Sardegna) si chiama Matrilineare e dopo le ultime due sessioni tra il Museo archeologico e alcuni siti d’interesse di Cagliari, grazie al Gal si sposta nel cuore del sud Sardegna. L’obiettivo è indagare attraverso il linguaggio teatrale e poetico il processo creativo in tutte le sue manifestazioni. Dopo la tappa di Ballao, l’incontro di Pranu Mutteddu a Goni è il secondo appuntamento.

10 agosto, notte di San Lorenzo. Notte di stelle cadenti e di desideri sussurrati in un battito di ciglia. Matrilineare prosegue e dopo il momento dell’ “espansione” a Ballao, per il training della creazione è tempo di “fare spazio”. Spazio come il cielo sopra le nostre teste, che nell’altipiano di Goni, nel buio di Pranu Mutteddu sembra ancor più infinito. Al calare del sole, infatti, nonostante il laboratorio e i menhir, i fari che dovrebbero illuminarli e illuminarci restano spenti perché (sembra) accenderli costerebbe troppo.
Partecipare a un laboratorio teatrale (togliersi in molti casi una maschera e indossarne, per certi versi, un’altra) è di per sé una sfida. Farlo al buio, con il cielo squarciato a oriente da un improvviso temporale estivo, sospinto verso di noi da un maestrale inatteso (che, proprio stasera, dopo giorni di caldo torrido, ha cominciato a soffiare forte) lo è forse ancora di più. Sarà per l’atmosfera, carica di storia e suggestioni, per gli animali che invisibili si muovono intorno, e per la penombra che in poco tempo si trasforma in buio, ma le prove di oggi si preannunciano a metà tra sogno e realtà, divise tra il palcoscenico della vita e quello del teatro.
Il training ha inizio tra menhir, tombe prenuragiche e cerchi sacri: a Pranu Mutteddu è il momento di lasciare spazio al corpo per sciogliere le briglie della mente; è il momento di liberare l’immaginazione per creare e dare vita alla performance che il 5 settembre, ad Armungia chiuderà  il laboratorio. E così se a Ballao l’ordito di Matrilineare era stato intessuto di voci, parole e racconti, a Goni sono le azioni ad architettarne la trama: un atto di rinascita tra le vestigia di una civiltà antica che aveva scelto “l’altipiano del piccolo mirto” per i suoi riti e il culto dei morti.
Sono le dieci: il sole è tramontato da tempo dietro le cime del Gerrei, è buio e fa freddo, ma prima di andare, bisogna onorare il tema di questo incontro e sollevare i nasi all’insù; “De-sidereo”, guardare alle stelle e affidargli i propri desideri.
Allora la luce di una delle piccole torce che un po’ per caso, un po’ per fortuna abbiamo portato con noi illumina due occhi nel buio; non lo sapremo mai con certezza, ma sembrano quelli di un cinghiale. Il silenzioso spettatore si allontana così come si era avvicinato e per noi è veramente tempo di andare. Da almeno due ore, guardiani e guide hanno terminato il loro turno lasciandoci sole nel sito. Salutiamo Pranu Mutteddu e i suoi abitanti in silenzio, lasciandoli soli ai loro misteri.

Morena Deriu

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share