Conversazioni: la pittura di Rosanna Rossi incontra la fotografia di Ligios

L’antica disputa tra pittura e fotografia, scoppiata alla comparsa di quella giovane sfrontata tecnica di riproduzione meccanica che pretendeva di farsi arte, è ora una pacifica convivenza, uno scrutarsi reciproco, l’incontrarsi in quella zona di confine, in quella terra di mezzo dove i ruoli si confondono e s’intrecciano.

Può quindi succedere che un’artista come Rosanna Rossi, una vita spesa a sondare le infinite tonalità di colore incontri Salvatore Ligios ed accetti una sfida sul terreno caro al fotografo: il bianco e  nero nelle sue infinite combinazioni, nelle sue più sottili sfumature.

L’esito di questa tenzone è “Conversazioni. Rosanna Rossi versus Salvatore Ligios”, doppia mostra di pittura e fotografia a cura di Mariolina Cosseddu e Sonia Borsato visitabile sino al 12 dicembre alla Galleria LEM di Sassari.

Sonia Borsato, nel suo testo “Ballata delle piccole cose” osserva che «Secondo Roland Barthes la fotografia sarebbe estranea all’arte: “La fotografia è presa tra due pericoli. O mima e copia l’arte, ed è una forma codificata di cultura; ma non può copiare bene come la pittura perché il suo referente, vale a dire l’oggetto fotografato, è vissuto come reale da chi guarda la fotografia. Questa è una costrizione molto forte. Per questo la fotografia non può essere un’arte come la pittura”

Questo però — continua la curatrice — non ha impedito che la strada spalancata dalle avanguardie e gli sviluppi sociali che hanno attraversato il ’900 si declinassero in un continuo dialogo tra pennello e obiettivo. Come se, al di là dei libri e dei dibattiti, le due avessero continuato a frequentarsi, corteggiarsi senza mai perdere ciascuna il proprio percorso, la propria identità.»

«Cosa resta del colore — si chiede Mariolina Cosseddu nel suo “Blues per bianchi e neri” — se gli si sottrae il tono che accende le superfici e precipita nel codice binario del bianco e nero? Se lo deve essere chiesto Rosanna Rossi quando, accogliendo la partita complice con Salvatore Ligios, ha osato d’azzardo con se stessa. Lei che ha sceso e risalito tutte le scale delle gamme cromatiche fino a mettere in vibrazione ogni piano e ogni stadio raggiunto, oggi scompagina le certezze acquisite e si misura con altri registri. Il fascino della fotografia in bianco e nero la conquista senza remore, tanto più quando un abile occhio come quello di Ligios la sollecita ad una animata conversazione a distanza. Rosanna Rossi risponde con l’eleganza che le è propria e persino con lo stesso appassionato amore per la ricerca cromatica».

I due artisti declinano il loro codice espressivo senza cedimenti. Nessuna contaminazione ma un gioco di segni inattesi e spiazzanti che appartengono ad un mondo sospeso. Rosanna Rossi  indaga i rapporti spaziali fra pieni e vuoti, fra luci e ombre in paesaggi immaginari dove il netto si tuffa nell’indefinito in un lavoro dove i limiti sfumano quasi si attraversasse un confine, una terra di nessuno dove avventurarsi non senza inquietudine.

Salvatore Ligios sorprende con la proposizione spiazzante di oggetti che non ti aspetti. Cavallini di legno, foglie secche da vecchio erbario, timbri tipografici, pelli conciate costituiscono un percorso immaginario che lascia spaesati, dove la fotografia si allontana dalla testimonianza per indicarci strade tese verso una rivisitazione colta del passato piuttosto che protendersi verso il futuro.

Per entrambi un registro visuale nuovo. «Se infatti ci si mette in ascolto — conclude Mariolina Cosseddu —  si agita, sottotraccia, in queste intense sequenze flessibili e suggestive, un ritmo più corposo e profondo che si allontana dalle sofisticate “sonate” delle opere precedenti. Un suono insistito e fangoso, con echi e modulazioni ambigue e indefinite, con cadenze ripetute e scabre, un sound impastato di malinconia. Come un blues, che segna la nostalgia di un tempo e di un’età che sembravano eterni.»

Così le “conversazioni” diventano una piccola jam session a due mani, dove gli artisti suonano, con i loro strumenti ben accordati, improvvisando senza spartito, giocando con le scale e con le pause, inseguendosi con imprevisti assolo, per farci ascoltare una buona musica, godibile, vigorosa, senza tempo.

Enrico Pinna

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