Confini invisibili: i paesaggi incompiuti di Pierluigi Dessì

“La città è cresciuta da ogni parte: si è arrampicata su poggio di Bonaria, si è diffusa verso il Campidano, si è affacciata sui bordi del Molentargius….Verso la Plaia no. Dopo l’ultimo sforzo di cemento e intonaco delle case dei ferrovieri, la città si è fermata impaurita sui margini delle antiche saline…”. L’occhio attento di Francesco Alziator ha saputo sintetizzare lo stato e le contraddizioni della città e dei suoi luoghi incompiuti quando scrisse “l’Elefante sulla torre” il suo famoso itinerario cagliaritano.

Quasi quarant’anni dopo l’obiettivo del fotografo Pierluigi Dessì ripercorre i sentieri di quell’acuto cronista per restituire una sintesi visiva di periferie ancora rassegnate e tenacemente aggrappate al loro essere, forse per sempre, luoghi sospesi. Confini Invisibili, la sua mostra inserita nel programma di Cagliari Paesaggio, curata Raffaella Venturi dal 21 luglio al 5 agosto all’ ex Isola, in via Santa Croce a Cagliari è una visione anomala e fuori dagli schemi, lontano dai canoni estetici che ci si attende istintivamente da una foto di paesaggio.

“Sono visioni difficili — scrive Raffaella Venturi nella presentazione — problematiche. È un approccio, un pensiero sulla propria città, quello di Dessì, che va in giro a cercare estremità, lembi, confini. Si ferma davanti a un monumento all’insensatezza di cemento armato. Davanti a terra arsa di sterpaglie. Davanti a case che hanno due orizzonti: la superstrada e un canale di mare. Si ferma sul rapporto fra le erbacce e i pali delle luci di un campo sportivo. Sul rapporto fra diagonali, fra pieni e vuoti, fra architetture moderne e anni settanta. Si ferma e pensa che è persino bello, ciò che gli si para dinnanzi. Perché alle volte c’è più bellezza nell’abbandono che nell’antropizzato”.

Quel lembo di città fu, sino alla guerra mondiale, crocevia di idee e di speranze. Intorno ai ponti della Scafa nacquero i primi stabilimenti balneari, poi la prima idea di sviluppo industriale; più avanti sorgeva la Cagliari delle fabbriche di calce e cemento, dei concimi della Montecatini, del sale della Conti-Vecchi. Un dopoguerra di bidonville e di degrado mandò in frantumi l’dea di completare quel paesaggio interrotto che assunse invece le sembianze di un luogo senz’anima specchio di uno sviluppo fatto senza una progettualità, senza un’idea di città.

Non sono immagini accattivanti quelle proposte da Dessì, non vogliono esserlo. Ma non vogliono essere nemmeno grido d’allarme. Sono uno sguardo sul vuoto, cartoline che nessuno comprerà mai, fotografie che fanno il loro mestiere di fotografie: essere spunti riflessione su luoghi mai nati, farsi racconto pur sintetico di storie incompiute, visione critica di periferie dimenticate. E metafora di tutte le città dai confini invisibili.

Enrico Pinna

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share