“Ciò che rimane”: in un libro l’anima della miniera

“I luoghi hanno un’anima”, scrive James Hillman nel suo libro L’anima dei luoghi. Il nostro compito è di scoprirla. L’anima dei luoghi è però mutevole. Una miniera in attività esprime il vigore e l’energia di un luogo vitale e produttivo. Quando essa è abbandonata, altre suggestioni contribuiscono a modificarne l’anima. Prevale il senso di desolazione, la nostalgia di un passato che non tornerà. Il luogo si popola di ricordi, di metafore, di simboli. Diventa un posto per fotografi che cercano di documentare ciò che rimane.

“Ciò che rimane – What remains” è il libro fotografico di Danilo Murru che narra la storia di Montevecchio, un piccolo villaggio minerario nel Sud Ovest della Sardegna. Verrà presentato sabato 23 Luglio 2016 presso il villaggio minerario di Montevecchio, frazione di Guspini. Il libro è edito da L’Artiere edizioni (Bentivoglio, Bologna) ed è il primo volume della coll001book_largeana Champion Photobooks curata da Rodrigo Orrantia. E’ il primo libro del fotografo Danilo Murru, cagliaritano trapiantato a Londra, ed è stato recentemente presentato al Les Rencontres de la Photographie, festival internazionale di fotografia di Arles, in Francia.

“Ciò che rimane” narra attraverso le immagini ciò che resta del grande complesso minerario che si estende a sud ovest della Sardegna. Il progetto nasce circa otto anni fa. Anni durante il quale il fotografo ha immortalato i punti più nascosti e suggestivi della miniera, accompagnato solo dal suo banco ottico analogico e da qualche paziente amico a fargli da assistente.

“Qui — racconta l’autore — mio nonno Augusto Pia lavorò come fabbro maniscalco per buona parte della sua esistenza. Da bambini io e i miei fratelli eravamo soliti fare visita ai nonni ogni fine settimana e la gita spesso includeva un’escursione alla vicina miniera. Il nostro gioco preferito consisteva nel lanciare attraverso le grate sul terreno sassi sempre più grossi giù nelle gallerie sotterranee per vedere se riuscivamo a sentire quando toccavano il fondo. Non è mai successo, erano troppo profondi”.

Ma la miniera è qualcosa che ti rimane tatuata nel cuore. Così il Danilo Murru adulto è tornato sui luoghi della sua infanzia a cercare le tracce dell’antica anima della miniera. Ha trovato ruderi, scritte abrase dal tempo, i segni di una comunità che ha vissuto, faticato, sperato. Le tracce del nonno si confondono con quelle di migliaia di nonni. Il luogo ha ora un’anima nostalgica, docile e remissiva mentre lascia che la natura si riappropri senza fretta di quanto era suo.

“Ciò che rimane – What remains” è un mosaico di tracce di vita, di brandelli di storia che riaffiorano attraverso le immagini di un fotografo che, facendo finta di cercare le tracce del suo passato, ci rivela le tracce di tanti passati, i frammenti di tante storie. Gettando ancora sassi nella memoria profonda cercando di coglierne l’eco. Cercando di catturare, attraverso la fotografia, lo spirito dei luoghi da cui affiorano i nostri ricordi, la nostra storia e (perché no?) la nostra anima.

Enrico Pinna

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