Il sole a chili

Il 9 ottobre scorso il governo di Spagna ha approvato un nuovo decreto conosciuto come impuesto al sol, o tassa sul sole. Il provvedimento ha suscitato varie polemiche perché minaccia di dare il colpo di grazia ai piccoli produttori/consumatori, cioè alle famiglie e ai singoli cittadini che fanno uso delle energie rinnovabili – fotovoltaiche in particolare – in ambito domestico.

Tramite complessi e incongruenti cavilli, lo stato obbliga i piccoli autoconsumatori – quelli che producono meno di 100 kilowatt e che, per legge, non possono immagazzinare l’energia in eccesso – a dover comunque pagare per la manutenzione e l’uso della rete elettrica nazionale, dalla quale non si possono staccare.

In bolletta, inoltre, aumentano esponenzialmente i costi fissi e di gestione della rete, riducendosi al contempo il costo dell’energia somministrata, facendo sí che l’investimento iniziale che il privato cittadino realizza per installare un impianto fotovoltaico non risulti più conveniente. Il tempo stimato per recuperare e riassorbire l’investimento, infatti, si dilaterebbe dai 12 anni di prima della riforma, ai 23 attuali; un arco di tempo così esteso che nel mentre potrebbero vedersi compromesse l’efficienza e la funzionalità dell’impianto stesso.

Il parere negativo a proposito della tassa sul sole espresso dalle principali associazioni di consumatori ed ecologiste, tra cui Greenpeace e il WWF, non hanno fatto demordere il ministro dell’ambiente José Manuel Soria (che giustappunto del Partito Popolare doveva essere), il quale ha anzi insistito nel definire la norma come un importante “impulso per le energie rinnovabili”. Oltre il danno, la beffa, come consuetudine…

Non è la prima volta, in effetti, che legislatori illuminati prendono di mira le necessità primarie della gente per riempire le casse dello stato, sempre vuote, e le tasche delle imprese amiche, sempre più piene, con lungimiranti proposte e geniali trovate. In un’Italia unita di nuova costituzione, per esempio, tra lo scontento e l’avversione popolare, nel 1869 venne promulgata la tassa sul macinato, che altri non danneggiava se non i più poveri e i morti di fame. Recente e celebre è anche il caso della privatizzazione della pioggia messo in atto in Bolivia nel 1999, che proibiva alle popolazioni andine di accumulare acqua piovana, a vantaggio delle multinazionali straniere che detenevano il controllo delle risorse idriche locali.

Anche lì, i più poveri e i morti di sete furono le vittime predilette del provvedimento. Un anno dopo, il malcontento generale si trasformò in rivolta, la guerra del agua, scoppiata tra l’esercito dei militari a difendere i diritti inviolabili del capitalismo selvaggio e infame, e l’esercito dei disperati, perlopiù contadini, che per rivendicare il diritto sacrosanto alla dignità umana lasciarono sul campo di battaglia migliaia di feriti e un morto, uno studente di 17 anni.

Per chi ancora credesse nella buona fede dei politicanti di ogni dove, per chi si sente rappresentato da chi solo rappresenta gli interessi dei potenti, per chi non vede che attraverso la cruna di un ago ci passano i ricchi e non i cammelli, auguro un futuro di sole un tanto al chilo e di pioggia a pagamento. Evidentemente, se lo possono permettere.

Così come vorrei far notare a molti di questi sostenitori incondizionati del partito del profitto – che nel caso specifico della Spagna sono in gran parte conservatori e nazionalisti – , che fenomeni come le spinte centrifughe e il rigetto dello stato centrale non sono casuali, ma frutto di scontento. E se in una regione come la Catalogna quasi la metà dei votanti appoggia le formazioni separatiste, repubblicane e indipendentiste, non è per capriccio né per moda del momento, bensí per la speranza che l’azione politica faccia finalmente eco alla voce della gente, metta al centro del sistema le persone e non le imprese, sia più equa e meno ingiusta e si comprometta affinché il sole e la pioggia non siano merce di scambio per pochi, ma un bene libero e gratuito per tutti.

Andrea Ortu

Intervento pubblicato anche su https://quadernispagnoli.wordpress.com/

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