Al THotel la Sardegna fotografata alla maniera degli Instagramers

Per capire la cifra dei cambiamenti in atto nella fotografia basta analizzare il fenomeno Instagram, il social Network nato nel 2010 con il più alto tasso di crescita fra i social a contenuti visuali. Piaccia o no Instagram e, più in generale la fotografia con gli smartphone, indicano con chiarezza una delle direzioni di marcia.

Una direzione che, ad un esame superficiale, si limita a codici espressivi dominati dall’uso dei filtri con cui abbellire le immagini alla ricerca di quel look che dà l’illusione di essere tutti un po’ artisti. Il fenomeno ha invece confini ben più estesi che attengono all’uso anche professionale dei social fotografici in grado di stabilire nuove forme di comunicazione e di condivisione.

Instagram, acquisito da Facebook nell’aprile 2012, è lo specchio della comunicazione odierna che viaggia su canali visivi con potenzialità che, in gran parte, sono ancora da scoprire. Kevin Systrom, CEO di Instagram ha più volte evidenziato come le foto siano solo una parte del valore del social network. Infatti Instagram non è installato sulle macchine fotografiche ma su una buona parte degli smartphone. Perché il vero scopo di Instagram non è fotografare o produrre video, ma è comunicare.

Con Instagram la fotografia, affrancata dalle difficoltà tecniche, diventa uno strumento inserito nei processi  di comunicazione globale dai contorni mobili e in rapida evoluzione. E anche un flessibile strumento di marketing, come sostiene Ilaria Barbotti, fondatrice della prima e unica community degli Instagramers in Italia, legata al gruppo internazionale Instagramers e Presidente e co-fondatrice dell’Associazione Igersitalia.

Gli Igers (acronimo di Istagramers) sono presenti in 60 città italiane. Instagramers Sardegna, nata nel 2012 da un’idea di Alessandra Polo, è la seconda community per numero di follower in Italia e organizza il 18 e 19 febbraio a Cagliari due eventi che coinvolgeranno i tanti appassionati di Instagram dell’Isola.

il 18 febbraio alle 18.30 al THotel saranno inaugurate la mostra #poettoexpo15 realizzata con gli scatti degli Instagramers che, per tutto il 2014, hanno partecipato al contest lanciato per rendere omaggio al Poetto, nominata spiaggia ufficiale di Expo 2015e la mostra #sardegnaintavola, con le foto dei partecipanti al contest nazionale “Italia in tavola” finalizzato al racconto del Bel Paese attraverso i piatti della tradizione e vinto proprio dalla Sardegna. Entrambe le mostre resteranno esposte fino al 3 marzo. La mostra #sardegnaintavola sarà poi portata in giro per l’Isola.

Inoltre il 19 febbraio, alle 18.30 presso l’Open Campus di Tiscali, Ilaria Barbotti terrà una Open Lesson dal titolo “Fare Marketing con Instagram”, tratta dal suo libro Instagram Marketing pubblicato dalla Hoepli, durante la quale illustrerà le dinamiche che animano questo social network e darà suggerimenti su come utilizzarlo sia per uso personale che per il business.

Instagram è attualmente il più importante social network fotografico mondiale. Lo scorso dicembre ha superato Twitter raggiungendo i 300 milioni di utenti attivi, di cui 2,4 milioni solo in Italia. Sul social vengono pubblicate oltre 30 miliardi di foto, caricate al ritmo di 70 milioni al giorno, che ottengono 2,5 miliardi di like quotidiani.  Un fenomeno planetario che necessita di una decodifica attenta e senza pregiudizi. D’altronde se agenzie come la Magnum, che racchiude il gotha del fotogiornalismo mondiale, e riviste come Time Magazine accolgono fotografi e pubblicano immagini realizzate con lo smartphone è evidente che non si tratta di moda futile o passeggera ma di una tendenza consolidata.

Tendenza che non è sfuggita all’attenzione di Michele Smargiassi, che considero fra i più attenti, acuti e competenti commentatori di fotografia. In un post titolato “Nazionale, con e senza filtro” pubblicato sul suo blog “Fotocrazia”, osserva: “Non trovo nulla di strano e tantomeno di bizzarro nel fatto che Brahmino, nom de Web di Simone Bramante, abbia su Instagram 433 mila followers, che sono di quelli di Ben Lowy, noto fotografo di guerre e conflitti, e quasi venti volte quelli di Ed Kashi di VII, fotografi che si sono fatti un nome fuori dai social network e che ci sono immigrati solo in un secondo momento. La popolarità sui nuovi media orizzontali va a chi sa comprenderne più profondamente e sfruttarne al meglio i meccanismi, le caratteristiche, la filosofia, perché no l’ideologia.”

Quanto allo stile “c’è uno specifico estetico, nella fotografia condivisa, che è nato e funziona solo nella fotografia condivisa. Non credo di saperne elencare i comandamenti, ma credo che esistano”. In pratica, secondo Smargiassi, c’è, nelle immagini postate, una riconoscibilità collettiva che prevale su quella individuale. Una fotografia semplice, con pochi ed essenziali elementi di attenzione immediatamente individuabili dai followers e in grado di rassicurarli e farli sentire protetti all’interno di un’identità di gruppo.

Così molti fotografi, utenti di costose attrezzature ottiche con cui sviluppano personali e spesso intime ricerche artistiche ed espressive, si sentono distanti anni luce da questa nuova declinazione stilistica della fotografia, da una diffusa semplificazione tecnica ed estetica, dai mosaici collettivi commentati con abbondanti (e spesso fin troppo generosi) “like”. Ma Instagram, come tutti i social network è figlio dei nostri tempi, un fiume inarrestabile, da considerare un’opportunità piuttosto che un problema.

Poi, alla fine, qualunque strada si scelga, emerge chi è in possesso, oltreché dei codici visuali  e della grammatica espressiva propri di ogni genere fotografico, anche di un background culturale e di un talento personale adeguati. Quanto alle attrezzature tecniche penso che avesse ragione il grande Mario Giacomelli che fotografava con una vecchia Kobell tenuta insieme con il nastro adesivo (ma avrebbe sicuramente prodotto capolavori anche con un IPhone): “La fotografia è una cosa semplice, basta avere qualcosa da dire”.

Enrico Pinna

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