Marganai, la precisazione del team di esperti e la nostra risposta

Gentile Direttore,
le scriviamo a seguito di un articolo pubblicato in data 22 Agosto 2018 sulla sua testata dal titolo: “Studio con fondi pubblici sui tagli nel Marganai affidato a chi li ha effettuati” a firma di Pablo Sole. In quanto membri del gruppo di lavoro del citato Progetto SAM – “Sostenibilità Ambientale e Socioeconomica delle utilizzazioni forestali nei cedui del Marganai”, riteniamo che la nostra professionalità, la nostra deontologia, così come la nostra onestà intellettuale siano state gravemente lese. Tale articolo contiene infatti falsità e congetture che meritano una risposta. Le chiediamo pertanto di poterci avvalere del diritto di replica sulla sua testata, come previsto dall’Art. 8 della legge sulla stampa n. 47/1948, tramite la pubblicazione della presente lettera.
Lo scritto di Pablo Sole, come il titolo annuncia, si propone di denunciare fatti e circostanze che evidenziano comportamenti scorretti e dannosi. Il problema è che procede nel proposito in modi inaccettabili, con atteggiamento aprioristicamente condannatorio, scambiando e mescolando ad arte piani e problematiche con il solo scopo evidente di mettere in cattiva luce le persone, gli enti e le istituzioni che l’Autore ritiene di dover criticare.

Al centro di questi artifizi è la pretesa che esista una volontà, e quindi un interesse, a fare danno da parte di un ipotetico gruppo “pro-ceduo”. Sappia Direttore che non esiste, nel mondo forestale italiano e internazionale, una diatriba tra sostenitori a prescindere del ceduo e contrari. Il ceduo non è un’opinione, è una delle possibili forme di governo del bosco, conosciuta e canonizzata in tutti i testi scientifici e tecnici di selvicoltura, italiani, europei e internazionali; una tecnica che in Italia, come in tutta Europa, è legale e codificata da Leggi e Regolamenti. Il riferimento del giornalista, in questo e in precedenti articoli, alla “foresta rasa al suolo” e al “taglio raso della foresta millenaria”, non ha nessuna attinenza con la realtà.

Fin dal titolo l’articolo mostra i suoi limiti e le chiare intenzioni del giornalista, che sono evidentemente quelle di screditare la professionalità di chi sta lavorando al progetto. L’Università di Sassari, a cui il progetto è stato finanziato tramite un bando pubblico e accessibile anche ad altri enti di ricerca relativo al Progetto Strategico Sulcis, non è affatto l’ente che ha effettuato i tagli nel complesso forestale del Marganai e le ricostruzioni del giornalista non provano alcun legame diretto tra il gruppo di ricerca impegnato nel progetto, i tecnici di Forestas che gestiscono il Complesso del Marganai e le imprese boschive a cui sono stati affidati i lavori.

Sostenere che il nostro gruppo di lavoro sia già a conoscenza dei risultati del proprio studio prima ancora di aver completato i rilievi (“senza scomodare Nostradamus intuire dove andrà a parare l’indagine sulla sostenibilità ambientale e socio-economica delle attività di ceduazione nel Marganai è impresa abbastanza semplice”) è poi un’affermazione gravissima. La credibilità scientifica di un ricercatore e di un ente di ricerca è infatti la base della propria autorevolezza, senza la quale non sarebbe possibile svolgere eticamente il proprio compito istituzionale. E il gruppo di lavoro di questo progetto è formato da ricercatori e professori universitari seri, competenti ed esperti, che utilizzano protocolli di rilievo codificati a livello accademico e la cui credibilità si basa su numerose pubblicazioni scientifiche nazionali ed internazionali.

Inoltre le segnaliamo che, diversamente da quanto scritto, all’incontro inaugurale del progetto non era presente alcun condannato. Infatti i decreti di condanna citati sono stati oggetto di opposizione da parte dei destinatari. Dovrà essere il giudice, nel corso di un regolare processo che ancora non si è svolto, a stabilire la necessità dell’autorizzazione paesaggistica per il caso in esame ed eventuali responsabilità penali. Questa affermazione è quindi molto grave da parte del giornalista, che, conoscendo il caso, non avrebbe dovuto incorrere in queste semplificazioni che distorcono palesemente la realtà.

È poi utilizzata la foto di gruppo di quella giornata per provare chissà quale legame tra i presenti. Semplicemente, in fase di impostazione di una ricerca, è del tutto normale che ci si confronti con i gestori dell’area oggetto di uno studio: come sarebbe possibile fare il contrario? Quanto alla presenza delle imprese forestali, essa era ed è necessaria, dato che il bando del Progetto Sulcis prevede un partenariato pubblico-privato. Queste ultime sono state chiamate come stakeholder specifici del settore riguardante la ricerca, la quale verte su indagini ecologiche, forestali e socio-economiche che non possono essere realizzate senza coinvolgere le imprese del territorio. Va inoltre sottolineato che la ricerca non riguarda aspetti legali, ma questioni scientifiche: mira a misurare l’effettivo impatto dell’intervento selvicolturale.

Oltre a queste, nel testo sono contenute numerose altre imprecisioni, una su tutte il continuo richiamo alle posizioni “pro-ceduo” di alcuni dei componenti del gruppo di lavoro, avvalorate secondo il giornalista anche da collaborazioni con DREAm e RDM, società più che rispettabili che, da decenni, hanno pianificato la gestione di centinaia di migliaia di ettari di boschi in molte regioni del centro e del sud Italia e che rappresentano quindi un riferimento per la pianificazione forestale e per la progettazione ambientale a livello nazionale. Tali società, nel Marganai come altrove, hanno semplicemente redatto un piano di gestione che, in una parte ampiamente minoritaria della superficie, prevede interventi selvicolturali relativi al governo a ceduo, laddove secondo i tecnici forestali firmatari, regolarmente iscritti all’ordine professionale degli Agronomi e Forestali, le condizioni stazionali lo permettono nel pieno della sostenibilità: una scelta molto comune nella pianificazione forestale, non solo italiana, ma anche mediterranea.

Per quanto riguarda nello specifico il Complesso Forestale del Marganai (Marganai + Gutturu Pala), il Piano di gestione in esame riguarda 4.602,4 ha, di cui 546,8 considerati cedui di leccio. Su questi, nel corso della validità del Piano (10 anni), sono previsti interventi selvicolturali in 401 ha (8,7% del Complesso Forestale, percentuale che sale al 9,4% se si esclude tutto ciò che non è bosco). Anche su questo il giornalista sbaglia, sostenendo che i colleghi della Rivista Sherwood, responsabili della comunicazione del nostro progetto, “nel computo della foresta infilano pure rocce, corsi d’acqua e praterie, per dimostrare l’esiguità delle aree da ceduare”.

Certi di un suo intervento per concederci il diritto di replica e rendendoci disponibili fin da subito a mostrare ad un suo giornalista le aree di studio e le metodologie messe in campo dal progetto, la invitiamo, come tutti i suoi lettori, a seguire i lavori tramite il sito web www.progettomarganai.it e a partecipare all’evento finale, che si svolgerà a primavera. Nel frattempo, se volesse approfondire ulteriormente il tema, saremo lieti di interagire con la redazione di Sardinia Post.

Cordiali saluti,

PROGETTO SAM “Sostenibilità Ambientale e Socioeconomica delle utilizzazioni nei cedui del Marganai”

Filippo Giadrossich, Università di Sassari, coordinatore scientifico del Progetto Marganai
Laura Chessa, Università di Sassari
Giampiero Branca, Università di Sassari
Sergio Campus, Università di Sassari
Irene Piredda, Università di Sassari
Antonio Ganga, Università di Sassari
Ilenia Murgia, Università di Sassari
Enrico Guastini, Università di Firenze
Fulvio Pirazzi, Università di Sassari
Raffaella Lovreglio, Università di Sassari
Roberto Scotti, Università di Sassari
Massimiliano Schwarz, Bern University of Applied Sciences
Pietro Piussi, Università di Firenze
Luigi Torreggiani, Rivista Sherwood, Compagnia delle Foreste
Paolo Mori, Rivista Sherwood, Compagnia delle Foreste

 

La risposta di Sardinia Post

La professionalità degli esperti coinvolti non è mai stata messa in dubbio, come evidenziato chiaramente fin dalle prime righe del servizio. Ci si è limitati, documenti alla mano, a ricostruire i ruoli e registrare dichiarazioni diffuse dai professionisti coinvolti nel progetto Sam, in merito alle attività di ceduazione nel Marganai. Da qui il quadro riportato nel servizio (che non viene in alcun modo smentito da questa lettera) che evidenzia come alcuni professionisti e lo stesso Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari abbiano ricoperto un ruolo di primo piano nella stesura del progetto di ripresa delle attività di ceduazione. E da qui la ragionevole ipotesi che si arrivi a conclusioni favorevoli alla ceduazione. L’alternativa sarebbe stata ipotizzare che professionisti così autorevoli arrivino a smentire se stessi. D’altra parte, pochi giorni or sono, il 24 agosto, l’autore dell’articolo ha ricevuto, da Paolo Mori e Luigi Torregiani, una email in cui si legge che “basterebbe una passeggiata per comprendere come il bosco non sia stato affatto ‘raso al suolo’ e per accorgersi di come la vegetazione abbia ricacciato vigorosamente e goda di ottima salute (altroché desertificazione)”. Ancora, per il calcolo della percentuale di tagliata nella lecceta, sono stati presi in considerazione i dati pubblicati nel Piano di gestione predisposto (anche) dagli esperti coinvolti nel Progetto Sam (pag. 80). Quanto allo status di condannati, comprendiamo l’amarezza delle quattro persone coinvolte, ma nel nostro sistema giuridico l’opposizione a un decreto penale di condanna non annulla la condizione di condannato in primo grado, che ne è il presupposto.

 

 

 

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