Lobina e Mirasola: “Commercio a Cagliari agonizzante, manca una strategia”

Da Roberto Mirasola ed Enrico Lobina di Sardegna Sovrana, riceviamo e pubblichiamo

Il commercio a Cagliari è ormai un grande malato agonizzante. Dopo il grido di allarme da parte di Confesercenti, arriva ora la dura presa di posizione da parte di Confcommercio. Le cause sono molteplici: redditi in calo, pressione fiscale in continua ascesa (colpa anche della grande evasione) e presenza della grande distribuzione che ha raggiunto livelli record.
Stante l’attuale situazione si impone una strategia, che purtroppo non si vede.
Le strada da intraprendere potrebbe essere la redazione di un piano di settore del commercio, che possa ragionare in termini di marketing urbano distrettuale. Non è più sufficiente ragionare in termini di singole amministrazioni ma si impone un coordinamento tra i comuni presenti nell’area vasta.
E’ inutile, ad esempio, investire sui Centri Commerciali Naturali se poi il comune limitrofo consente l’apertura di nuovi centri destinati alla GDO (Grande Distribuzione Organizzata) quanto mai oggi inopportuni.

Quanto sta accadendo a Elmas (a guida PD) e Selargius (a guida PdL) è allarmante. L’apertura di un centro a Selargius di 36 mila metri quadri e uno a Elmas di 46 mila metri quadri è l’ennesimo attacco alle molteplici attività artigianali e alle diverse piccole attività commerciali oggi presenti. Ogni serranda che chiude è un pezzo di vita comunitaria che muore, creando tra l’altro ulteriore disoccupazione. Ne sono colpevoli, allo stesso modo, PD e PdL.

Dietro un’attività nel piccolo commercio ci sono mediamente 2,2 operatori. L’occupazione che offrono i grandi centri commerciali incrementa il precariato nelle sue varie forme, con i contratti a tempo determinato, i voucher e quant’altro.

Il caso di Elmas è quanto mai controverso. Diversi gli interrogativi. Il centro dovrebbe sorgere nell’area del sito industriale dismesso delle Ferriere Acciaierie Sarde, dove al suo interno venivano svolte lavorazioni che comportavano incisive criticità ambientali e che comporterebbero dunque le necessarie bonifiche, ad oggi assenti.

Fondamentale è il ruolo delle Amministrazioni Comunali, che dovrebbero essere più attente alle richiese delle conversioni nelle aree di loro competenza. Il caso di Selargius è emblematico. Per costruire il centro si è richiesto il passaggio dell’area da agricola a area per servizi, ed i servizi verrebbero erogati da Bricoman.

A Elmas parliamo invece di area industriale.
I profitti della GDO non rimangono in Sardegna. Bisogna decidere quale tipo di sviluppo seguire: si deve dire basta ai grandi gruppi che vedono la Sardegna come obiettivo privilegiato per continue speculazioni e che fanno morire le piccole imprese.

Investiamo, dunque, sulla piccola impresa come fonte generatrice di lavoro. Del resto gli strumenti legislativi esistono. Ad esempio l’art.8 della L.R. 5/2006, tuttora vigente, recita che bisogna favorire la crescita di attività commerciali di piccole dimensioni che possano rivitalizzare i centri urbani e individuare linee generali per favorire lo sviluppo dei centri commerciali naturali. L’opposto di quanto sta accadendo.

Roberto Mirasola, Enrico Lobina

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