IL RACCONTO. Il ‘magico’ treno tra Iglesias e Cagliari

Nei giorni del G7 Traporti a Cagliari il tema della mobilità in Sardegna e da e per l’Isola è uno dei più discussi. Riceviamo e volentieri pubblichiamo il contributo di una pendolare che ogni giorno sale sul treno che collega Cagliari e il Sulcis. Ecco le ‘Cronache pendolari’ di Michela Calledda (nella foto) libraia nella libreria cagliaritana Edumondo, operatrice culturale per i festival ‘I libri aiutano a leggere il mondo’ e ‘Storie in trasformazione’. 

Il treno che da Iglesias va a Cagliari, quello che alle 15:43 si ferma a Siliqua, stazione di Siliqua, è cambiato: non è più quello lento e scalcagnato, col muso verde, e i sedili azzurri. Il treno delle 15:43 adesso è un treno veloce o, almeno, dovrebbe. È un treno educato che ti si ferma davanti con la sua elegantissima porta nera marchiata quattro mori e quando premi il pulsante luminoso per salire ti porge un gradino, così all’improvviso. Voglio dire: un gradino che prima non c’era. È un treno magico. Le porte interne, quelle che separano un vagone dall’altro, sono iper tecnologiche, tu premi un pulsante e loro si aprono sul paradiso del pendolare: i sedili sono rossi – non un rosso comune, sono rosso carminio – sono dotati di poggiapiedi, presa elettrica per ricaricare il cellulare e, dulcis in fundo, c’è il Wi-Fi. È una finestra sul mondo, il treno delle 15:43, e infatti parla. Certo, con uno spiccato accento cagliaritano, però ci informa puntuale sul prossimo approdo: Siliqua, stazione di Siliqua; prossima fermata Villaspeciosa-Uta.

Mi siedo sorridente e con un libro in mano: il vagone che ho scelto mi sembra deserto. A qualche secondo dalla partenza comincia, invece, una conversazione interessante: un uomo e una donna parlano una qualche lingua africana. Li guardo. Lui è un tipo eccentrico, porta degli occhiali con la stessa montatura del mostro di Milwaukee, i dreadlocks lunghi, una camicia nera e gialla su jeans neri; lei è una tizia in carne, porta jeans aderenti neri e una camicia nera a righe bianche, i capelli allisciati e raccolti in una coda di cavallo.

michela-calleddaAlla stazione di Decimomannu si alzano insieme, percorrono tutto il corridoio: lui scende, lei invece rimane, ripercorre di nuovo il corridoio in senso contrario e riprende il suo posto. Ad Assemini sale un altro ragazzo, africano anche lui, ha una camicia azzurra e pantaloni blu a pois, parla al cellulare in uno speditissimo inglese, “ti richiamo stasera”, dice, “se per te non ci sono problemi”, poi chiude e comincia un ping pong di parole incomprensibili che rimbalzano dall’inizio alla fine del vagone. La donna in carne con la camicia nera a righe bianche dopo lo scambio vivace si avvicina all’uomo con i pantaloni a pois. Capisco che erano loro due a chiacchierare. Si siedono uno di fronte all’altra e iniziano ad ascoltare raggaeton sul cellulare.

Intanto, ci dice amico treno, siamo arrivati a Elmas aeroporto. Salgono in pochi oggi; tra questi una coppia che, tra i pochi passeggeri, si fa notare: lei tanto chiara da sembrare di porcellana, vestita di nero, magrissima, insipida per uno come lui: bellissimo, nero, maglia rossa aderentissima a segnare spalle larghissime. Si tengono per mano sul corridoio e parlano: lei con uno spiccato accento sulcitano, lui con uno spiccato accento straniero. Ogni tanto si baciano.

Cagliari, stazione di Cagliari, fine corsa del treno. Ci alziamo tutti, il vagone è quasi pieno, un ragazzo con un’aria super nerd mi guarda e sorride, lo conosco – penso – “ciao”, mi dice, rispondo ma nel frattempo “chi c. è?”. E intanto quel miscuglio variopinto di lingue, colori e amori si fonde, ancora, con i colori della città.

È cambiato il treno delle 15:43 che porta a Cagliari. È un treno nuovo, elegante, super tecnologico, è un treno così normalmente efficiente da sembrare magico; è colorato e sa perfino parlare. È un treno veloce – o almeno ci prova – che segue i tempi e i cambiamenti. È un treno che si adegua al mondo e alla sua gente. È il treno di tutti, quello delle 15:43.

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