Giornata mondiale dell’acqua, Maulu: “In Sardegna diritto negato”

Da Simone Maulu riceviamo e pubblichiamo.

Oggi, 22 marzo, è la giornata mondiale dell’acqua. Nel 2010 l’ONU ha dichiarato il diritto all’acqua un diritto umano universale e fondamentale come un’estensione del diritto alla vita. La risoluzione sottolinea ripetutamente che l’acqua potabile e per uso igienico, oltre ad essere un diritto di ogni uomo, più degli altri diritti umani, concerne la dignità della persona, è essenziale al pieno godimento della vita, è fondamentale per tutti gli altri diritti umani.

In Sardegna questo argomento ci tocca in maniera particolare e non possiamo non aprire una riflessione collettiva.

Secondo gli ultimi dati ISTAT in Sardegna oltre il 60% dei sardi non utilizza l’acqua del rubinetto ritenendola imbevibile e non idonea per l’uso umano. A Sassari, che è la città in cui vivo, in un anno su 365 giorni per 226 l’acqua non è potabile ma allo stesso tempo viene venduta ai cittadini come se lo fosse.

Effettuando una ricerca sui costi dell’acqua, sempre secondo l’ISTAT possiamo vedere che nel 2004, anno di nascita di Abbanoa, l’acqua costava 1 euro a metro cubo costo che è andato sempre in aumento dato che nel 2015 i sardi hanno pagato l’acqua 2,06 euro a metro cubo. In sostanza dal 2004 ad oggi il costo dell’acqua è aumentato dell’81% ma il servizio risulta essere sempre peggiore.

E’ palese che in Sardegna, la classe dirigente sia Regionale che Comunale sta violando un diritto umano fondamentale consentendo ad Abbanoa di fornire ai cittadini acqua non potabile e di interromperne l’erogazione a suo piacimento.

E’ lampante, e non si può fare a meno di richiamare la politica alle proprie responsabilità, perché è chiaro a tutti che senza la connivenza politica questa situazione son sarebbe mai esistita e non sarebbe mai arrivata a questi livelli.

Inoltre il direttore generale di Abbanoa, Sandro Murtas, è indagato dalla Procura della Repubblica per tre abusi d’ufficio tant’è vero che il sostituto procuratore Giangiacomo Pilia ne ha chiesto l’interdizione dalle funzioni ma nonostante questo Murtas è sempre li. Viene spontaneo chiedersi: come mai la Regione Sardegna continua a difendere a spada tratta un direttore generale indagato e una gestione, nei fatti, disastrosa?

L’altra domanda che tutti ci poniamo e che si pone anche il Pubblico Ministero è: dove sono finiti i soldi? Come ha fatto Abbanoa a bruciare quasi cento milioni di euro pubblici all’anno, fino a scivolare sull’orlo del fallimento, costringendo la Regione a una rapida capitalizzazione da 142 milioni?

Sono stati utilizzati per rifare le condotte idriche colabrodo? Sembrerebbe di no dato che stando ai dati ISTAT in Sardegna viene persa il 54,8% dell’acqua immessa nella rete e la Sardegna si classifica la Regione più sprecona d’italia.

Tutto questo senza considerare i danni che una situazione di questo tipo crea alle attività commerciali che lavorano nel campo della ristorazione, ai bar e a tutte le attività che operano a contatto col pubblico. E Tutte le persone che si sono ammalate e hanno riscontrato infezioni a causa dei valori alterati dell’acqua ma non riusciranno mai a dimostrarlo, chi le risarcirà?

Oggi serve una reazione forte e decisa, ovviamente non violenta, ma proporzionata all’entità del danno che ogni giorno subiamo da questa situazione. Quando prenderemo realmente atto che stiamo vivendo una situazione umiliante, e spero che questa riflessione sia utile a questo, e inizieremo a reagire tutti insieme probabilmente qualcosa inizierà a cambiare e il diritto all’acqua potabile potrà essere ripristinato assieme alla legalità.

Simone Maulu

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