Carlo Dore: “Le ragioni del No e la difesa della Costituzione”

 

“La Costituzione repubblicana, il progetto Renzi-Boschi di modifica. I rischi per la democrazia e le ragioni del No” è il titolo di questo intervento di Carlo Dore, promotore e componente del Comitato per il No di Cagliari, che riceviamo e pubblichiamo.

I) La Costituzione Repubblicana
La Costituzione Repubblicana è la legge fondamentale dello Stato italiano che disciplina i diritti e i doveri dei cittadini e i poteri dello Stato.
E’ nata dalla Resistenza contro il Nazifascismo, definitivamente sconfitto il 25 aprile del 1945, ed è stata approvata il 22 dicembre 1947 da una Assemblea Costituente composta da 566 membri, che erano gli esponenti più rappresentativi del mondo politico e culturale italiano (fra i quali Benedetto Croce, Alcide De Gasperi, Emilio Lussu, Pietro Nenni, Renzo Laconi, Palmiro Togliatti, Piero Calamandrei, UmbertoTerracini, AldoMoro, Costantino Mortati, Oscar Luigi Scalfaro etc.). che vi lavorarono intensamente per un anno e mezzo .
La Costituzione, che entrò in vigore il 1° gennaio del 1948, è stata unanimemente apprezzata (qualcuno l’ha definita addirittura la migliore del mondo). Il che non vuol dire che non debba essere aggiornata. Ma non deve essere stravolta come vorrebbero Renzi, Boschi (e Verdini), il cui progetto prevede la modifica di ben 47 articoli su 139.

II) Il progetto di riforma Renzi Boschi
Fin dal loro insediamento al governo il presidente Renzi e la ministra Boschi, ai quali ben presto si unì Denis Verdini (condannato e plurinquisito per gravi reati), promossero e portarono avanti, in modo quasi ossessivo, il progetto di stravolgimento della Costituzione, “strozzando” il dibattito parlamentare con strumenti antidemocratici e scorretti (quali, ad esempio, il canguro e il supercanguro). Ciò senza tener conto che i Parlamentari in carica, essendo stati eletti con una legge ( il c.d. Porcellum), dichiarata incostituzionale dalla Corte (con sentenza n. 1 del 2014), non avrebbero potuto legittimamente intraprendere attività di riforme costituzionali, ma solo svolgere attività legislative normali ed urgenti e, per di più, per un tempo limitato ( per non più di tre mesi).
Se andasse in porto il progetto in questione la Costituzione Repubblicana verrebbe stravolta e smembrata, attraverso un lavoro, svolto in pochi mesi, su continue sollecitazioni e pressioni da parte del presidente Renzi. Fra l’altro quello che dovrebbe essere il nuovo testo della Costituzione è scritto malissimo e in alcune parti è estremamente prolisso e ridondante (si vedano ad esempio gli articoli 70, 71 e 72 riguardanti la formazione delle leggi che, nell’attuale testo, sono composti da poche righe, mentre nel testo di riforma occupano numerose pagine, per di più infarcite da parecchi errori di grammatica e di sintassi.
Le modifiche principali volute dal Governo riguardano:
a) l’abolizione del bicameralismo perfetto (secondo cui le leggi debbono essere approvate sia dalla Camera che dal Senato);
b) la mortificazione del ruolo e delle prerogative del SENATO, che da. fondamentale organo costituzionale diverrebbe una sorta di ectoplasma
c) la violazione del principio della sovranità popolare prevista dall’art. 1 della Costituzione.
Quanto al Senato va ricordato che:
— in base all’attuale art. 57 della Costituzione, i Senatori sono 315; b) in base all’art. 58 I Senatori sono eletti dai cittadini a suffragio universale diretto;
— in base all’art. 94 il Governo deve ottenere la fiducia delle due Camere (compresa, quindi, quella del Senato) . Il progetto Renzi-Boschi prevede che tali fondamentali prerogative del Senato vengano eliminate.
Infatti:
a) i Senatori, il cui numero da 315 sarà ridotto a 100, non saranno più eletti dai cittadini, ma nominati dai Consigli Regionali (74 fra i propri componenti e 21, uno per ciascuna regione, fra i Sindaci dei rispettivi territori), mentre i restanti 5 “potranno” essere nominati dal Presidente della Repubblica.
b) il Senato non avrà più il potere di accordare la fiducia al Governo, né di sfiduciarlo; c) il fatto che i senatori non verranno più eletti dai cittadini ma “nominati” dai Consigli regionali determinerà una grave violazione dell’art. 1, della Costituzione, secondo cui “La sovranità appartiene al popolo”.
d) per la “nomina” dei rispettivi senatori ogni regione dovrà approvare una apposita legge, il che determinerà numerosissime controversie con conseguente intasamento della Corte Costituzionale.
Inoltre:
a) aumenteranno, a scapito delle autonomie locali e regionali, i poteri e le competenze del governo centrale, che godrà anche della “clausola di supremazia”.
b) contrariamente a quanto sostiene Renzi, il nuovo sistema non produrrà alcun reale risparmio economico in quanto, oltre al fatto che, resterà in funzione il Palazzo Madama con la relativa burocrazia, i Senatori nominati dalle Regioni avranno diritto al rimborso delle spese sostenute per vitto, alloggio e viaggio e, dovendo svolgere, oltre alle nuove funzioni di Senatori (per le quali disporranno di tempi brevissimi), anche le funzioni di Consiglieri regionali e/o di Sindaci, finiranno per non svolgere bene né le une, né le altre. In sostanza il nuovo Senato sarà una sorta di dopolavoro.
c) la riforma non determinerà alcuna semplificazione del sistema legislativo che, anzi, verrà complicato e reso praticamente inattuabile.
d) devastante sarà il fatto che i nuovi Senatori godranno della immunità penale di cui godono gli attuali Parlamentari (ed è ben noto che la categoria politica più squalificata è proprio quella dei Consiglieri regionali, molti dei quali sono inquisiti o addirittura già stati condannati.
In conclusione la riforma Renzi – Boschi, qualora in sede di Referendum dovesse prevalere il SI,violerebbe il fondamentale principio della sovranità popolare (art. 1 c.2) e mortificherebbe il ruolo del Senato che, fra l’altro, non potrebbe più svolgere la funzione di contrappeso nei confronti della Camera, la quale, grazie al premio di maggioranza previsto dalla legge elettorale, recentemente approvata, (il c.d. Italicum), sarebbe padrona assoluta del Parlamento e totalmente soggetta ai voleri del Governo.

III) Modifica della Costituzione e Italicum. Versoi ll Partito della Nazione?
La quasi contemporaneità fra l’approvazione “a spron battuto” della legge Renzi-Boschi di modifica e stravolgimento della Costituzione e della legge elettorale (c.d. “Italicum”) e le previsioni di quest’ultima determinano inevitabilmente gravi preoccupazioni sul futuro politico e istituzionale del nostro Paese.
Infatti l’Italicum (l. n.52 / 2015) prevede che alla lista che ottenga, su base nazionale, almeno il 40% dei voti validi, o, in mancanza, alla lista che, in sede di ballottaggio, prevalga fra le due liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti, vengano automaticamente attribuiti ben 340 seggi (su un totale di 630 seggi, quale è il numero complessivo degli attuali deputati).
Il che significa che, grazie a questo perverso meccanismo (peggiore di quello previsto dalla famigerata legge Acerbo voluta dal fascismo nel 1923) la lista vincente avrebbe una maggioranza schiacciante alla Camera, cioè nell’unico dei due rami del Parlamento cui resterebbe attribuita la funzione legislativa. La qual cosa consentirebbe al Governo espresso da tale, granitica ma arbitraria, maggioranza di governare indisturbato. Si avrebbe così, il Partito della Nazione, voluto dal plurinquisito Denis Verdini. Con tutti i rischi per la nostra fragile democrazia. E’, quindi, assolutamente indispensabile votare NO nel futuro Referendum.

Carlo Dore
(Avvocato, promotore e componente del Comitato per il NO di Cagliari)

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