Un eolico di pubblica utilità: via agli espropri per il nuovo parco a Villacidro

Sono circa 200 i destinatari dell’ordinanza di esproprio, occupazione temporanea e asservimento emessa dall’assessorato agli Enti locali a favore del nuovo impianto eolico della Green Energy Sardegna nelle campagne tra Villacidro e San Gavino, nel Medio Campidano. In tutto, 14 torri eoliche per una potenza complessiva di quasi 31 Mw. Al nuovo impianto, la società controllata dal gruppo altoatesino Fri.el Green Power ci pensa dal 2010, anno in cui è stata avviata la prima valutazione d’impatto ambientale. Da allora il progetto ha subito alcune modifiche: inizialmente le pale eoliche erano 30. Sta di fatto che solo dal prossimo 20 settembre, data in cui sono previste le prime perizie per l’erogazione delle indennità previste dalla legge, si entrerà nella fase operativa. A partire da quella data, la Green Energy Sardegna si presenterà nei numerosi fondi oggetto del provvedimento autorizzazioni alla mano. Quelle carte contengono, però, una novità destinata a far discutere. Infatti, in Sardegna, l’impianto eolico che verrà realizzato tra San Gavino e Villacidro è la prima opera privata in campo energetico ad essere considerata di pubblica utilità, indifferibile e urgente ai sensi del decreto sulle rinnovabili del 2003, come si legge nell’ordinanza dell’assessorato agli Enti locali e nei documenti inviati dalla società ai proprietari dei terreni.

Un precedente che farà discutere. Insomma, quella di cui si è avvalsa la Green Energy Sardegna – grazie alla Regione che l’ha concessa – è una possibilità in effetti offerta dalla legge, che le società attive nel campo delle rinnovabili possono invocare anche nel caso in cui i terreni non siano nelle loro disponibilità (la normativa, invece, è sensibilmente diversa per le centrali a biomassa e i parchi fotovoltaici). Ad oggi, però, nell’Isola, non si ha memoria di casi analoghi. E non c’è dubbio che si tratti di un precedente che segna la storia delle rinnovabili – e della stessa proprietà – nell’Isola. Al di là del caso specifico – che non sembra aver destato particolari malumori – la vicenda dell’eolico di San Gavino – Villacidro pone, dunque, un interrogativo di carattere generale: è giusto attribuire il bollino della pubblica utilità ad un impianto di privati a dispetto della volontà dei proprietari terrieri e della cittadinanza, specie in una terra, come la Sardegna, che addirittura esporta gran parte dell’energia prodotta e che esercita un evidente potere attrattivo per gli imprenditori dell’energia (da qualsiasi fonte essa provenga)?

Della possibilità che ad un impianto per la produzione di energia elettrica venisse riconosciuta la pubblica utilità se n’è parlato in relazione alle due centrali termodinamiche che, secondo le intenzioni della Energogreen, dovrebbero sorgere nei territori di GuspiniGonnosfanadiga e Villasor-Decimoputzu. Ma quei progetti, fortemente osteggiati dalle comunità locali e da alcuni proprietari terrieri, non hanno ancora ricevuto il via libera definitivo. Approvati dal ministero dell’Ambiente, i due interventi sono invece stati bocciati dal ministero dei Beni culturali. L’ultima parola spetterà dunque al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

“Un’occasione di reddito”. Se si valuta la reazione della cittadinanza al nuovo impianto (il quinto in Sardegna per la Green Energy dopo Nurri, Nulvi, San Basilio e Guspini-Gonnosfanadiga-Pabillonis, per un totale di 145 Mw di potenza installati), il caso dell’eolico di Villacidro San Gavino appare diverso da quello dei due termodinamici. Ad esempio, al contrario di quanto si è visto per le centrali solari, infatti, i proprietari terrieri vedono in genere di buon occhio l’intervento. Uno di questi è Franco Melas, professore di educazione fisica in pensione ed ex consigliere comunale del comune di San Gavino, che ha già sottoscritto con la società “un preliminare per alcune decine di migliaia di euro, denaro in buona parte già versato dalla società”, precisa lo stesso Melas. Nei suoi terreni, adiacenti alla discarica del Consorzio industriale di Villacidro, ospiterà “due pale eoliche e alcune servitù legate alla messa in posa degli elettrodotti interrati e alla viabilità interna all’impianto”. “Ma continuerò a mantenere la proprietà sulla maggior parte del fondo”, precisa. Di fronte alla proposta della società, Melas ha avuto pochi tentennamenti, “anche perché non avevo previsto un futuro utilizzo di quelle terre”, aggiunge. Non solo: “Un eventuale utilizzo – sostiene – non è compromesso dall’impianto, perché la piazzola su cui poggeranno le torri eoliche occupano poco spazio, mentre le vie di penetrazione aiuteranno chi intende ancora lavorare quei campi”.

Dunque, la vicenda di Melas aiuta a capire che, in alcuni casi, l’esproprio è stato preceduto da accordi sottoscritti dai privati, che hanno visto nell’arrivo delle pale un’occasione di redditto. Per quanto direttamente coinvolto dalla vicenda, in qualità di proprietario favorevole, Melas, da vecchio militante di sinistra – come la sua biografia dimostra – ammette anche di “trovarsi a disagio nel difendere le ragioni di una società privata”.

Visto l’elevato numero di proprietari colpiti dall’ordinanza di esproprio non è dato sapere se il percorso seguito da Melas e da altri – culminato con un preliminare vergato dal notaio – sia stato proposto dalla società a tutti gli interessati, che hanno, comunque, posizioni differenti tra loro: in alcuni casi, ad esempio, la società ha diritto alla sola occupazione temporanea dei fondi. Sul punto interviene Raimondo Cotza, amministratore unico della Green Energy Sardegna: al catasto ci siamo trovati di fronte a terreni di proprietari che da generazioni non fanno più gli atti di successione: “Il problema è che nessuna banca concede un finanziamento se non si è in grado di ipotecare i terreni, ecco perché abbiamo chiesto alla Regione il riconoscimento della pubblica utilità. In ogni caso, dal venti settembre contatteremo gli intestatari di quelle proprietà per redarre lo stato di consistenza. E anche con loro cercheremo la strada dell’accordo”. E aggiunge: “Sono previste misure compensative anche per le amministrazioni, come la costruzione di tetti-foltovoltaici, la fornitura di auto elettriche e un rimboschimento dell’estensione di quattro ettari”.

Non tutti son d’accordo. In pratica, non è dato sapere se la maggior parte degli interessati considera il parco un’opportunità o un problema. In ogni caso, nonostante abbiano accesso a piccole somme erogate a titolo di indennizzo, tra i proprietari coinvolti dall’ordinanza si leva qualche voce critica: “Si tratta di progetti inutili, perché non vengono gestiti nell’ambito di una programmazione all’insegna della sostenibilità ambientale e dei valori paesaggistici. Piuttosto questi impianti finiscono per arricchire società che arrivano da fuori e che, grazie alle normative in vigore e alla collaborazione di alcuni attori locali, si garantiscono guadagni milionari. A noi, alla Sardegna, non resterà nulla. E come se non bastasse, quando mi affaccerò dalla finestra di casa vedrò un paesaggio irrimediabilmente deturpato da queste pale”, sostiene Maria Grazia Muscas.

Piero Loi

@piero_loi

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