Tossilo, un consulente per sciogliere il nodo “salute”. Ma l’Asl fa dietrofront

L’inceneritore di Tossilo – Macomer – deve la sua fama di ginepraio soprattutto al dibattito sull’impatto ambientale della combustione dei rifiuti. E, in modo particolare, alla situazione di incertezza sullo stato di salute della popolazione del Marghine. Neanche il procedimento di valutazione d’impatto ambientale condotto dall’Assessorato all’Ambiente è riuscito a fugare le perplessità. Anzi, il report dell’Asl di Nuoro su cui si è basato il via libera al nuovo impianto ha raccolto non poche critiche. In primis quelle dell’ex presidente di Isde – Medici per l’Ambiente, il compianto Vincenzo Migaleddu. L’ex Asl 3, da parte sua, ha difeso il Centro Epidemiologico aziendale (Cea), la struttura che ha prodotto il contestato studio, di fronte al Tar. Tuttavia, è possibile che a Nuoro non siano rimasti indifferenti alle critiche. Tantomeno al ricorso contro il nuovo termodistruttore presentato dal Comitato Non Bruciamoci il futuro e dall’Unione dei Comuni della Barbagia. Oppure è per semplice scrupolo che l’Azienda Sanitaria, un anno dopo la chiusura della valutazione d’impatto ambientale, ha pensato di sottoporre il report del Cea a una verifica. Insomma, ad un certo punto, l’Asl pare volersi scrollarsi di dosso l’inerzia che l’aveva caratterizzata durante le verifiche ambientali. Ma l’intenzione è rimasta tale: il test non c’è mai stato. Per mancanza di fondi, a quanto pare.

Consulenza mancata

Accade tutto all’inizio del 2016, quando, su impulso dell’ex commissario Mario Palermo, l’azienda sanitaria avvia un contatto con il professore di Epidemiologia dell’Università di Sassari Paolo Castiglia per testare e supportare l’attività del Centro Epidemiologico. In altri termini, l’ex commissario si rivolge ad un esterno per un parere sulla metodologia utilizzata dal Cea per redarre lo studio. Un fatto notevole, soprattutto perché quel documento è stato decisivo rispetto al via libera del nuovo inceneirtore. In ogni caso, se si vuole migliorare l’attività di sorveglianza epidemiologica e sciogliere i dubbi su Tossilo, la ‘mossa’ non solo è lecita, ma lodevole. Le verifiche, però, non vanno avanti. Anzi, non partono proprio. Con suo grande disappunto, infatti, al professor Castiglia non è stata formalizzata alcuna consulenza. Nonostante alcuni contatti preliminari e qualche incontro. Dunque il professionista non è potuto arrivare a delle conclusioni.

Il dottor Migaleddu stronca lo studio

Dure critiche sono piovute sul Cea proprio dalle colonne di questo giornale Vincenzo Migaleddu, aveva, infatti,  criticato quel rapporto “per l’assenza di rigore scientifico e la parziale lettura dei dati”. “La mancanza di rigore scientifico deriva – aveva spiegato Migaleddu – dal mancato confronto dei dati relativi alla mortalità con le schede di dismissione ospedaliera dei pazienti e i referti istologici”. Entrando nel merito dello studio, basandosi sui dati forniti da quella struttura, l’ex presidente Isde Medici per l’Ambiente Sardegna aveva evidenziato “un aumento della mortalità per tumore nel Marghine del 2,9 nel periodo 2011-2013 rispetto al 2000-2003 e del 5,39 sul 2006-2009“. “Nessun distretto della provincia di Nuoro ha fatto registrare simili incrementi”, aveva precisato Migaleddu. Non solo: Isde aveva anche denunciato “un aumento del tasso di mortalità generale nel distretto di Macomer pari al 9,38% nel periodo 2011-2013 rispetto al quadriennio 2006-2009”.
L’Asl aveva risposto alle critiche di Isde sostenendo che i Medici per l’Ambiente “travisano i dati nel tentativo di screditare lo studio”.

Un peggioramento invisibile

La polemica, in altri termini, non si è imperniata sull’elaborazione dei dati, ma sulla loro lettura e su considerazioni di carattere metodologico. Il punto, dunque, è che il  peggioramento delle condizioni di salute del Marghine, specie nell’arco di tempo che va dal 2006 al 2013, è rilevabile proprio grazie allo studio del Cea, come emerge dalle verifiche del caso. Ma il trend deve essere passato inosservato alla stessa struttura, all’Unione dei Comuni del Marghine e al Consorzio Industriale di Macomer che l’hanno prodotto nel corso del procedimento di verifica: questo trend, infatti, non viene messo agli atti.

Neanche il Servizio Valutazioni Ambientali (Sva) della Regione si accorge del peggioramento della salute del Marghine. Lo Sva perde l’occasione di registrare l’aumento della mortalità in almeno due circostanze. Nel primo caso, quando analizza le integrazioni prodotte dal Consorzio Industriale, che cita lo studio senza incrociare i dati relativi alle tre serie (2000-2003, 2006-2009 e 2011-2013). In un secondo momento, nel rispondere alle osservazioni formulate dai comitati, che fanno esplicito riferimento al preoccupante trend evidenziato da Isde. Impossibile stabilire se, una volta messo a fuoco l’aumento della mortalità, le cose sarebbero andate diversamente. Di certo, però –  e qui sta il paradosso –  l’aumento non risulta agli atti, nonostante possa essere facilmente evinto.  Il Savi, ‘facendo proprio lo studio’, sottolinea, in ogni caso, che i tassi di mortalità sono in linea con la media regionale.

Il Tar riabilita lo studio

L’ultimo atto della querelle si svolge al Tar Sardegna.  Nella sentenza del luglio 2016, il Tribunale amministrativo dichiara, infatti, che “i nuovi inceneritori non inquinano quanto i vecchi impianti, pertanto non esistono chiare evidenze di rischio (sanitario, ndr.)”. Il Tar entra nel merito della questione, analizzando lo studio “commissionato dall’Unione dei Comuni del Marghine”, quello del CEA, che viene definito “istruttoria adeguata”.
“La mortalità complessiva per tumore – argomenta il TAR –  è in decremento in tutte le aree tranne Ottana, mentre i tassi di mortalità più bassi sono a Macomer e Siniscola”. In pratica neanche il TAR vede il trend in aumento della mortalità a Macomer e dintorni, nonostante il ricorso l’abbia segnalato.
“Inoltre – prosegue il Tar – si evidenzia per Macomer un’incidenza per linfomi non Hodgkin inferiore rispetto ai distretti di Nuoro e di Sorgono”. “Il dato globale, invece, indica per tutte le tipologie di tumore, effettivamente, un dato maggiore per Macomer”, continua il tribunale di Piazza del Carmine. “Ma –  sostiene il Tar – a Macomer si registra un’alta incidenza del tumore alla mammella , cioè di un tumore non eziologicamente collegato con l’inquinamento ambientale (quali sono i linfomi)”. Nella sentenza non si accenna, però, al tumore al polmone, patologia particolarmente diffusa nel Marghine rispetto agli altri distretti sanitari della Provincia di Nuoro, come evidenziato dallo stesso Registro Tumori.
Per il Tar, in definitiva, la sussistenza di rischi per la salute pubblica e per l’ambiente non è stata dimostrata.

Piero Loi

@piero_loi

 

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