Tavolo Difesa-Ambiente sui poligoni, due anni di lavoro senza risultati

Ha visto la luce il 18 giugno del 2015, sotto la stella della “collaborazione per la redazione dei protocolli ambientali connessi alle attività militari”. Ma l’accordo tra il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e quello della Difesa Roberta Pinotti non decolla. Infatti, dopo due anni e mezzo – e appena tre riunioni – i due dicasteri non sono ancora approdati a “un quadro conoscitivo unitario della situazione ambientale dei poligoni sparsi sul territorio italiano”. Nel mentre, la legislatura volge al termine. La ragione dell’insuccesso è semplice ed è messa nero su bianco dal dicastero guidato da Galletti nella risposta alla richiesta di informazioni presentata dal senatore M5s Roberto Cotti.  Finora la Difesa non è riuscita a compilare in modo esaustivo i questionari somministrati dal dicastero di via Arenula. La questione è dirimente: “Le informazioni contenute nei questionari sono infatti ritenute necessarie per la corretta prosecuzione dei lavori dell’istituito tavolo e della prevista relazione periodica“. “Al momento –  specifica il ministero dell’Ambiente – ne esiste una bozza, condivisa tra le parti”. I documenti rivelano, inoltre, che le risposte sarebbero dovute arrivare nel gennaio del 2016. Ma dopo la proroga del marzo dello scorso anno e la ‘bocciatura’ delle stellette nel novembre successivo, si è di nuovo punto e a capo. Oggi, infatti, i dirigenti del ministero dell’Ambiente sono ancora in attesa delle integrazioni richieste a luglio di quest’anno.

Insomma, senza le risposte dei questionari, il tavolo salta. E diventa impossibile redigere una relazione esaustiva sulla situazione ambientale dei poligoni, inizialmente prevista entro il primo trimestre dell’anno successivo a quello di riferimento (la prima relazione era attesa, dunque, entro il marzo del 2017, anche se non sembra esserci un obbligo). Viene così a determinarsi un problema non da poco, anche perché dal documento ci si aspetta chiarezza “sull’individuazione, il recupero, la gestione, la tracciabilità e lo smaltimento dei rifiuti connessi alle attività militari”.

È a tal proposito che arrivano le note dolenti per i poligoni sardi. Lo scorso luglio, infatti, il ministero dell’Ambiente ha chiesto alla Difesa “chiarimenti sulla tipologia, i quantitativi e sulle modalità e condizioni di stoccaggio e/o smaltimento dei rifiuti radioattivi e indicazioni sulle eventuali attività di bonifica radiologica nei poligoni di Quirra (Capo San Lorenzo e Perdasdefogu) sia a Teulada“.

L’argomento è stato oggetto della riunione dello scorso 11 luglio. A specifica domanda sulla mancanza di dati di monitoraggio negli ultimi anni per il Poligono Interforze di Quirra, il generale di Divisione Aerea Roberto Comelli dello Stato Maggiore della Difesa risponde che “in concomitanza con le note vicende giudiziarie in corso a partire dal 2010, l’attività esercitativa nel poligono sardo ha subito una temporanea sospensione, ed è ripresa solo nel 2015. sulla tematica delle obiezioni che vengono mosse qi questionari, dichiara di essere consapevole della loro esistenza, quantunque si sia trattato del primo approccio alla questione e, in futuro, si potranno raggiungere risultati più esaustivi. Precisando che la mancanza di dati inseriti nel questionario non deve significare ‘tout court’ mancata raccolta dei rifiuti o volontà di non rispondere”.

Sarà, ma ad oggi, lamenta il ministero dell’Ambiente quei dati mancano. Inoltre, i lavori del Tavolo costituito da Ambiente e Difesa appaiono sostanzialmente bloccati anche su altre questioni. Ad esempio, “non sono state condivise metodologie specifiche relative all’effettuazione dei rilievi e delle misurazioni (degli inquinanti, ndr.) nei siti interessati, da parte dei competenti organi tecnici della Difesa”, si legge sempre nei documenti del ministero dell’Ambiente.

Più in generale la mancanza dei questionari blocca l’attività di supporto del ministero dell’Ambiente alle attività di bonifica e ripristino ambientale, ritenuti pregiudiziali anche in tal senso. Va però detto che “lo scorso 29 agosto la Direzione regionale per la Salvaguardia del territorio e delle acque ha preannunciato l’intrapresa di diretti contatti con i Reparti del Ministero della Difesa per acquisire  elementi aggiornati sui procedimenti di bonifica inerenti aree ricadenti nei Siti d’interesse nazionale”. Secondo una prima perimetrazione, il poligono di Teulda si trovava all’interno del S.i.n del Sulcis Iglesiente Guspinese. Ma la nuova perimetrazione voluta dalla Regione del 2011 non include più il complesso militare. Mentre Quirra non ha mai fatto parte di un sito d’interesse nazionale per bonifica. Ecco perché non si sa se questo passaggio del documento possa riguardare anche Teulada.

Duro il commento del senatore Cotti: “Il Re è nudo. O meglio fa orecchie da mercante. Furono definiti e salutati come importatnit e strategici strumenti per verificare che tutto fosse a norma, per la salute e la sicurezza dei cittadinie dell’ambiente, ma ora, grazie ai documenti che ho potuto acquisire scopro che a distanza di due anni e mezzo si è ancora praticamente al punto di partenza. Lo si deve al comportamento scarsamente collaborativo della Difesa. C’è qualcuno in Sardegna che crede ancora ai pezzi di carta sottoscritti dai massimi livelli istituzionali, agli accordi di programma e ai protoccoli in difesa dell’ambiente e della salute dei sardi? Ho paura di sì, ad iniziare da Viale Trento. La realtà, invece, è un’altra”.

Piero Loi

@piero_loi

 

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