Scanu (Isde): “Applicare il principio di precauzione su Tossilo”

La sentenza con cui il Consiglio di Stato ha riabilitato Tossilo riporta in auge il dibattito sull’impatto sanitario degli inceneritori. In linea con quanto stabilito nel luglio 2016, quando il Tar Sardegna aveva espunto la salute dal novero dei problemi, Palazzo Spada sentenzia che il nuovo inceneritore non supererà i limiti di legge sulle emissioni e che l’istruttoria condotta dall’Assessorato all’Ambiente prima e dalla Provincia in seguito è da ritenersi adeguata. In pratica, non ci sarebbero margini di incertezza tali da portare al blocco del progetto. Ma i dati epidemiologici su cui si è basato il via libera al nuovo impianto e lo stesso progetto sono stati fortemente criticati dalla società scientifica Isde – Medici per l’Ambiente, che oggi viene chiamata in causa dalla recente sentenza. Scrive il Consiglio di Stato: “Il documento ISDE (sul quale si è incentrata, in massima parte, la critica articolata in primo grado) rileva che i nuovi impianti, con le moderne tecnologie, determinano una minore emissione (in particolare di diossine)”. Ragion per cui il presidente dei Medici per l’ambiente – Sardegna Domenico Scanu ricorda che “in sede di valutazione d’impatto ambientale, Isde aveva affermato che i nuovi inceneritori presentano emissioni inquinanti in termini di concentrazione/m3 di fumi inferiori rispetto ai vecchi inceneritori, ma anche che alla loro maggiore taglia si associa un incremento della quantità assoluta di emissione di fumi e di inquinanti”.

Si tratta di una questione dirimente. Questo, per Isde, è proprio il caso del nuovo “inceneritore proposto per Tossilo”. “Secondo i dati dello studio di impatto ambientale – argomenta Scanu – il nuovo impianto avrebbe dovuto emettere 435.493.682 Nm3/anno contro i 207.931.680 del vecchio inceneritore”. Il punto, continua il medico è che “la legge prevede il limite di emissione per m3 ma non limita il numero dei m3 per anno e ciò significa che l’inceneritore di Tossilo avrebbe aumentato comunque la quantità degli inquinanti nonostante le migliori tecnologie impiegate e ciò avrebbe determinato un incremento degli impatti ambientali e sanitari nel territorio circostante. Continua, dunque, a lasciare perplessi che istituzioni deputate alla tutela della salute non colgano questo semplice ragionamento”.

Insomma, affermare che il nuovo inceneritore, sebbene si avvalga di nuove tecnologie, non presenti un problema di impatto ambientale è quantomeno problematico. Isde, da parte sua, associa alla maggiore capacità del nuovo inceneritore (60mila tonnellate di rifiuti l’anno contro le 35mila precedenti), un incremento di almeno il 10% delle emissioni di ossidi di azoto e di zolfo e del 13% di diossine e furani.
La sentenza del Consiglio di Stato è anche l’occasione, per Isde – Sardegna, per tornare sullo studio del Centro epidemiologico aziendale dell’Asl di Nuoro su cui si era basato l’ok definitivo della Regione. La struttura dell’Asl di Nuoro viene, infatti, accusata di “interpretazione omissiva relativamente al preoccupante andamento temporale dell’incremento del tasso di mortalità generale per tutte le cause, per patologie tumorali e cardiovascolari nel distretto di Macomer rilevabili dal report Cea, ma non esplicitati a dovere”. In pratica, c’è un peggioramento delle condizioni di salute del Marghine  che non è stato evidenziato. Sempre in sede di valutazione d’impatto ambientale, Isde aveva segnalato “la scarsa collaborazione con altre importanti strutture aziendali che hanno accesso al Registro Cause di Morte (ReCaM) e quindi ad altri indicatori di verifica quali le SDO (Scheda di dimissione ospedaliera) e i referti di anatomia patologica, particolarmente quando si tratta di patologie tumorali”.
In pratica, per Isde si è fatto “un uso non corretto, miope e distorto dei dati epidemiologici”.

“Inoltre – spiega Scanu – non si possono non considerare le evidenze scientifiche prodotte a livello nazionale ed internazionale e attendere una ennesima conta dei morti (in attesa del promesso Registro Tumori Regionale) per decidere tra altri venticinque anni se è il caso di continuare con l’incenerimento o assumere soluzioni alternative che prevedano il recupero di materia e il riciclo sia a Tossilo che a Machiareddu o altrove. Ragion per cui, dal punto di vista dell’etica professionale dobbiamo fare nostro il principio di precauzione e spingere chi di dovere ad escludere ogni ragionevole dubbio sui rischi connessi agli inceneritori, anche nella ipotesi in cui i dati epidemiologici siano in linea con le medie regionali e nazionali”. “No si tratta di problemi risolvibili con il monitoraggio ambientale, biologico e sanitario effettuato ad opera compiuta: in questo modo gli effetti non vengono ridotti, ma semplicemente registrati e spesso con un certo grado di approssimazione”.
Isde sostiene, dunque, che “il problema sia quello del rischio accettabile, sia per gli adulti su cui i limiti di legge sono sempre calcolati, ma soprattutto sui bambini e gli organismi in accrescimento che possono avere una suscettibilità totalmente diversa e sui quali, possiamo constatare, la totale inadeguatezza delle normative a definire la sicurezza sanitaria ed ambientale”. “Non vorremmo che si perdesse un’altra buona occasione, tra le tante in Sardegna, di fare prevenzione Primaria – conclude Scanu- e si lasciasse di fatto alla sola Magistratura il compito di tutelare il diritto alla salute”.

P. L.

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share