Rifiuti in Sardegna, il porta a porta contro i furbetti della differenziata

La Sardegna a due velocità sui rifiuti: ecco la mappa regionale della raccolta differenziata tra territori virtuosi e grandi città ancora indietro nel riciclo.

In Sardegna la raccolta differenziata funziona solo col porta a porta, unico modo per controllare i furbetti della spazzatura, quelli che, senza i controlli, non si sforzano di separare le diversi frazioni dell’immondezza. Così si rileva dai numeri del nuovo Piano regionale dei rifiuti, voluto dall’assessore all’Ambiente, Donatella Spano. In luce anche una seconda debolezza del sistema isolano, sebbene già nota: i turisti, tecnicamente ascritti alla popolazione fluttuante, dimenticano di sostenere il riciclo quando sono in vacanza. Di fatto rallentano la riduzione della quantità di spazzatura da smaltire in discarica.

Cagliari, la più grande città sarda con 154.507 abitanti, è la prima cartina di tornasole sulla necessità del porta a porta: nel capoluogo, dove ci sono ancora i cassonetti stradali, la produzione pro-capite di rifiuti è di quasi 600 chili annui contro i 436 di media regionale. Così nell’ultimo dato del 2014. Stesso discorso su Sassari (127.637 residenti): qui c’è un sistema di raccolta misto, con il porta a porta attivo solo in alcuni quartieri e per utenze commerciali. Il risultato è che Sassari, insieme a Cagliari, somma il 21 per cento dell’immondezza prodotta nell’Isola, mentre la popolazione incide sul totale regionale per il 17 per cento.

I conti dei rifiuti sardi li sballa la Gallura, la meta per eccellenza del turismo: sempre in riferimento ai numeri del 2014, l’ex provincia di Olbia-Tempio fa segnare una produzione pro-capite di 715 chili, sforando la media regionale del 63,99 per cento. La Gallura, coi suoi 159.950 abitanti, vale il 9,6 per cento della popolazione isolana, ma produce il 16 per cento dei rifiuti che in Sardegna finiscono in discarica. In valore assoluto sono 114.428 tonnellate che, stando ancora ai numeri dell’assessorato all’Ambiente, sono ascrivibili ai turisti per il 27,8 per cento.

Per trovare il virtuosismo della spazzatura bisogna andare in Ogliastra, nel Nuorese, nel Medio Campidano e nell’Oristanese, dove la produzione pro-capite è sotto la media regionale.

In Ogliastra, l’ex provincia di Tortolì-Lanusei da 57.642 residenti, si viaggia sulle 325 tonnellate annue, migliore risultato isolano. Questo perché i 23 Comuni del territorio, grazie al porta a porta, neutralizzano gli effetti negativi delle presenze turistiche che pure pesano per il 9,2 per cento sulla produzione sarda di rifiuti, contro il 3,5 del Cagliaritano e il 6 del Sassarese. Nel Nuorese, che conta 158.413 abitanti, la quota pro-capite di spazzatura è di 330 chili annui. In totale 52.298 tonnellate che nel 2014 sono valse il 7 per cento della produzione regionale, sebbene la popolazione fluttuante abbia inciso per il 7,5 per cento.

Ex equo, con una quota pro-capite di 370 chili, il Medio Campidano e l’Oristanese. Nel primo caso il totale delle tonnellate annue è stato di 37.020 (con 100.141 residenti); nel secondo di 60.133 (con 162.643 abitanti). Il Medio Campidano ha prodotto il 5 per cento dei rifiuti sardi conteggiati nel 2014, l’Oristanese l’8. L’incidenza della popolazione fluttuante è stata rispettivamente del 3,8 per cento e del 4,8.

Il Sulcis (127.857 residenti) è a metà classifica, ancora sotto la media regionale ma sopra la soglia dei 400 chili di rifiuti pro-capite: precisamente a 415 per un totale di 53.057 tonnellate annue, riferite sempre al 2014. I turisti hanno contribuito per il 6,4 per cento.

Nel resto del Cagliaritano, la provincia del Sud Sardegna al netto dei diciassette Comuni della Città metropolitana, la quota pro-capite è ugualmente ottima: sono 390 chili annui, ciò che colloca il territorio nella fascia virtuosa. E questo malgrado le presenze turistiche incidano per oltre il 15 per cento sulla produzione totale di spazzatura (secondo valore più alto nell’Isola, visti i numeri di Villasimius e Costa Rei soprattutto). Si tratta di differenze sostanziali e per evitare di ‘sporcare’ i censimenti futuri, dal 2017 “il Sud Sardegna diverrà un ambito a sé, scorporato dalla Città metropolitana, dove la media pro-capite è di 450 chili annui malgrado una popolazione fluttuante che pesa appena per l’1 per cento”, si legge nel report della Regione.

Infine il complessivo del Sassarese (334.715 abitanti): nel 2014 i chili pro-capite annui sono stati 428 per un totale di 143.283 tonnellate. Anche in questo caso il dato è migliore rispetto a quello del capoluogo e colloca la provincia sotto la media regionale perché nella stragrande maggioranza dei 66 Comuni, quasi tutti piccoli, esiste il porta a porta.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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