Quirra, il disastro ambientale non va in prescrizione: atti in Procura a Lanusei

Gli atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’Uranio impoverito potranno essere inviati alla Procura di Lanusei, perché sono emerse notizie di reato non prescritte. Ad annunciarlo è il presidente Gian Pier Scanu dopo l’audizione di Raffaele Guariniello, consulente della commissione ed ex procuratore aggiunto a Torino. La decisione in ogni caso è rimessa all’Ufficio di presidenza della Commissione che si riunirà domani. Sono soprattutto i brillamenti del materiale esplosivo obsoleto, andati avanti sino al 2008 secondo quanto riferito nel corso di recenti esami testimoniali, a indurre la Commissione d’inchiesta a ritenere che la strada del disastro ambientale sia ancora percorribile dalla Procura di Lanusei. Dove oggi si celebra il processo per omesse cautele contro 8 comandanti del Poligono di Quirra.

Intanto, nel pomeriggio è stata audita a fisica modenese ed esperta di nanoparticelle Maria Antonietta Gatti, che ormai da 14 anni studia gli impatti ambientali e sanitari delle attività militari nel poligono di Quirra. Il concetto espresso e ribadito dalla Gatti è chiaro: “Le nanoparticelle vengono generate a temperature elevatissime e presentano una composizione diversa a seconda delle attività che le hanno sprigionate. Il tipo di composizione ci offre delle informazioni sulle attività che le hanno generate”.

Ci sono, ad esempio, le micropolveri rimaste attaccate alle paratie che circondano l’area di lancio missili, nel poligono di San Lorenzo, contenenti Uranio e Torio, presente anche il Fosforo, in quantità elevate, probabilmente perché è stato utilizzato come combustibile”, la Gatti.  E aggiunge: “La composizione rivela che queste polveri derivano da una combustione non controllata. Il concetto è che nell’ambito dei test si attivano delle combustioni i cui risultati non sono noti in anticipo né controllabili in corso d’opera. Nessuno si metterebbe in testa di mettere insieme questi elementi”.

Non va meglio se si parla di prove motori dei missili, durante le quali vengono bruciate grandi quantità di combustibile in pochi secondi. In questo caso, l’elemento maggiormente disperso è l’alluminio. “Quando il motore viene acceso si sprigiona una lingua di fuoco dell’altezza 200 metri. Da qui una grande dispersione di polveri”.

Quelle polveri vengono poi respirate, dai militari o da chi risiede nei dintorni della zona militare. O si attaccano ai vestiti. “Io stessa – spiega la Gatti –  ho provveduto ad analizzare i vestiti con cui sono entrata all’interno del poligono di Quirra, trovandoci particelle di ferro, vanadio, cromo, alluminio, tungsteno”.

Dall’ambiente (o dai vestiti ) agli organi interni il passo è breve, anche perché le nano particelle sono particolarmente invasive, essendo così piccole.

“Abbiamo analizzato campioni di tessuto patologico di residenti nella zona colpiti da linfomi e melanomi, ci abbiamo trovato dentro antimonio e piombo”, continua la fisica modenese.

Uno dei casi più terribili è stato quello dell’adenocarcinoma all’utero. “Trovare antimonio nell’utero è allarmante: una delle ipotesi è che questi inquinanti siano arrivati nell’utero attraverso contatti sessuali con persone contaminata. In America, il problema colpisce le mogli dei soldati tornati dall’Iraq è ha già un nome: si chiama sindrome del seme urente. Ad essere contaminato è lo sperma dell’uomo“.

Una volta introdottesi all’interno dell’organismo, le particelle possono viaggiare all’interno di tutto il corpo, attraverso la circolazione placentare possono anche contaminare l’embrione e provocare la malformazione del feto . Secondo la Gatti questo è quanto potrebbe essere accaduto a Escalaplano. Tra l’85 e l’87 si sono verificate numerose nascite di bambini malformati. In questo caso, gli indizi sembrano portare ai brillamenti – e, cioè, delle esplosioni effettuate per lo smaltimento di materiale bellico obsoleto ‘ospitate’ nella zona Torri del Poligono di Perdasdefogu.

Sulla notizia interviene Gianfranco Sollai, avvocato di parte civile nel processo sui veleni di Quirra: “Il lavoro della Commissione d’inchiesta sull’Uranio impoverito è prezioso perché è volto a limitare i danni associati alle attività militari , ma non si può sminuire il lavoro della Procura di Lanusei, del Tribunale e quello di tutti i soggetti già impegnati ad appurare l’entità dell’ipotesi di reato di disastro ambientale, capo d’imputazione di cui si dibatte oggi a Lanusei per i fatti verificatisi dal 2000 al 2010, compresi i fatti del 2008 . Voglio inoltre sottolineare che non esiste un rischio prescrizione”.

P. L.

(foto Ansa/Ungari)

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