Nuovi inceneritori, protestano tutti. Tranne la Sardegna

Il piano di Palazzo Chigi che prevede la realizzazione di otto nuovi inceneritori va sottoposto a valutazione ambientale strategica (Vas)? Per il Ministero dell’Ambiente, la risposta è negativa: “Le regioni non hanno ancora stabilito la localizzazione dei nuovi impianti, pertanto è impossibile valutarne l’impatto”. In altri termini, per il dicastero guidato da Gian Luca Galletti si tratta di posticipare le verifiche. Sono dello stesso avviso sei regioni, tra cui la Sardegna, che tramite il direttore generale dell’Assessorato all’Ambiente Paola Zinzula chiede comunque una stima delle emissioni di CO2 sprigionate dagli inceneritori inclusi nel pacchetto governativo. Di diverso parere sono, invece Lazio, Umbria, Marche, Campania, Abruzzo, unite anche nel rimettere in discussione il disegno del governo. Insomma, contestano il progetto della presidenza del Consiglio tutte le regioni obbligate dal governo ad ospitare i nuovi impianti. Tranne la Sardegna.

Alla base dell’opposizione le preoccupazioni per la salute, ma non solo. Ad esempio, per il Lazio e la Campania  “un nuovo impianto è reso inutile dall’aumento della raccolta differenziata” e per le Marche “occorre disincentivare inceneritori e discariche” e privilegiare prevenzione, recupero e riciclaggio, come indicato dalla direttiva europea. Mettono l’accento sull’impatto  dei nuovi impianti (e sulla necessità di dotarsi di nuove tecnologie alternative all’incenerimento) anche alcune regioni non ‘colpite’ dal disegno governativo, come Veneto, Emilia Romagna, Molise e Toscana.

E la Sardegna? Come va interpretata l’assenza di opposizione di Viale Trento al piano del governo, che individua l’Isola   per la realizzazione di un nuovo impianto?  Per fugare ogni dubbio, Sardiniapost ha rivolto alcune domande all’assessorato dell’Ambiente. Interrogato sul perché non abbia mosso rilievi, l‘assessorato si limita a dire che “dal punto di vista politico non ci sono novità rispetto alle dichiarazioni già fatte“. Quando, poi, si chiede se la regione consideri necessario un nuovo inceneritore, non arriva nessuna risposta.

Le ultime dichiarazioni dell’assessore alla Difesa dell’Ambiente Donatella Spano sulla vicenda risalgono allo scorso otto marzo, quando annunciò che “il rispetto della programmazione regionale è salvo”. Tuttavia, come dimostrano i documenti della Conferenza Stato-Regioni e l’audizione di Galletti in Senato, l’emendamento che avrebbe vincolato i nuovi inceneritori ai piani regionali dei rifiuti è stato stralciato dal governo perché ritenuto “non ammissibile”. È, invece, stato concesso “un comitato  per la gestione del ciclo dei rifiuti di cui faranno parte i rappresentati del Ministero dell’Ambiente, delle Regioni e delle Province autonome” chiamato a svolgere funzioni istruttorie e di raccordo per l’attuazione delle politiche di gestione di rifiuti”. Ma entro limiti ben definiti, anche perché “l’incenerimento è l’unica soluzione possibile per garantire l’autosufficienza nella gestione dei rifiuti stessi”, scrive il governo nel rapporto consegnato alla Commissione Valutazioni ambientali del ministero dell’Ambiente. “Il governo –  puntualizza il Veneto -, non offre infatti alternative”. Siamo, d’altra parte, in presenza di “infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale”, come sancito dal decreto, già convertito in legge, “Sblocca Italia”. E dunque di un regime giuridico speciale o di un atto d’imperio.

Per Franca Battelli dell’associazione Zero Waste Sardegna, il continuo silenzio della regione unito all’assenza di opposizione è sintomo della volontà di realizzare un terzo inceneritore. “Questa l’impressione emersa nell’incontro di un mese fa con l’assessore Donatella Spano. Non ci è stata fornita nessuna spiegazione rispetto al rialzo delle stime  relative alla capacità di smaltimento da installare nell’Isola effettuate dal governo (sulla base di dati forniti dalla regione)”.  Il riferimento è all’aumento di 50.000 tonnellate addebitato alla Sardegna, passata dalle 70.000 previste nel luglio 2015 alle 120.000 di oggi. Ecco perché, nel giro di qualche mese, è spuntato un nuovo impianto.

Resta allora da capire se la regione potrebbe adottare una strategia per bloccare il piano del governo. Per Vincenzo Migaleddu, presidente Isde-Medici per  l’ambiente Sardegna “sono proprio le regioni ad aver maggiori margini di movimento  in questa fase, soprattutto attraverso la formulazione di piani di gestione dei rifiuti sostenibili”. Occorre anche domandarsi se i cittadini sardi o la Regione possano far riferimento allo Statuto speciale per disinnescare l’arrivo dei nuovi inceneritori. L’operazione è resa difficile dal fatt0 che il governo considera i nuovi inceneritori degli impianti strategici. Ma vale la pena citare il caso della Valle D’Aosta: qui, nel novembre del 2012, un referendum propositivo ha visto prevalere il sì alla messa al bando di tutti gli impianti per il trattamento a caldo dei rifiuti (inceneritori compresi). La Regione ha dunque dovuto tenere conto del parere popolare nell’elaborazione di un nuovo piano rifiuti. Per seguire l’esempio della Valle d’Aosta, il Consiglio regionale dovrebbe dotarsi di una legge per l’introduzione del referendum propositivo, strumento a cui i cittadini sardi non hanno accesso, perché non ancora normato.

Piero Loi

Twitter @piero_loi

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