Nel Sulcis il secondo impianto al mondo per distillare argon, al via progetto Aria

Estrarre da una ex miniera di carbone l’argon, ricavato attualmente solo da pozzi di gas in Colorado, negli Stati Uniti, in modo da e averne a disposizione grandi quantità per la ricerca della materia oscura nei laboratori del Gran Sasso. Una sostanza che in futuro potrebbe servire anche per la distillazione di altri isotopi sempre più impiegati in medicina, sia nella diagnostica avanzata che nella terapia oncologica, e anche nelle scienze ambientali e agricole. È l’obiettivo principale del progetto “Aria”, inaugurato oggi in Sardegna nella miniera di Monte Sinni, nel Sulcis, dall‘Istituto nazionale di fisica nucleare e dalla Carbosulcis, società partecipata dalla Regione Sardegna.

Il progetto consiste nella realizzazione di una torre di distillazione criogenica per la produzione di isotopi stabili di altissima sicurezza. L’impianto sarà il primo di questo tipo in Europa e il primo al mondo realizzato con la tecnologia innovativa per il raggiungimento di prestazioni mai ottenute prima. In questa fase del progetto sono già stati investiti sei milioni di euro: la Regione ha partecipato con 2,7 mln, mentre Carbosulcis, che gestisce la miniera, ha già contribuito per l’adeguamento della infrastruttura con 1,5 milioni, mentre è in corso un investimento di oltre 2 milioni per l’installazione dell’impianto nel pozzo Seruci 1. All’inaugurazione partecipano il presidente di Infn, Fernando Ferroni, l’amministratore di Carbosulcis, Antonio Martini, Cristian Galbiati, professore alla Princeton University, e per la regione sarda, il governatore Francesco Pigliaru, e gli assessori Raffaele Paci e Maria Grazia Piras. 

“Aria è un progetto – ha sottolineato Ferroni – che dimostra in maniera trasparente la capacità del sistema scientifico, politico, industriale, quando felicemente coordinato, di costruire delle infrastrutture che hanno una grande potenzialità a largo spettro e foriere di potenziali importanti ricadute sociali”.

“È un progetto sul quale abbiamo investito finanziamenti importanti, energie, risorse umane”, ha detto il presidente Pigliaru. “Ne ho seguito direttamente i primi passi e oggi ci troviamo a un traguardo intermedio che soddisfa tutte le nostre aspettative iniziali. La Sardegna – prosegue il Presidente -, oltre che sede ideale dal punto di vista delle esigenze infrastrutturali, sta dimostrando di essere un partner affidabile, in grado di parlare il linguaggio dell’innovazione, della ricerca e delle nuove tecnologie in un’iniziativa che coinvolge tante eccellenze internazionali. Molto interessanti, poi, sono le prospettive industriali e commerciali. Giovani lavoratori e ricercatori sardi sono già impegnati in questo progetto che, mostrando le potenzialità inedite di un settore critico diventa per il territorio un esempio eloquente di trasformazione in positivo”.

“La realizzazione del progetto, di grande valenza tecnologica e simbolica, si inserisce nella visione alla base della ristrutturazione aziendale a seguito del Piano di chiusura della miniera, che si completa quest’anno, indirizzata al riuso delle infrastrutture minerarie per finalità diverse da quelle originarie, ma sempre caratterizzate da un alto contenuto industriale, con l’obiettivo di valorizzare le competenze delle risorse umane presenti in azienda al fine di tutelarne il futuro”, ha commentato Antonio Martini.

“Il progetto Aria è cruciale per la strategia di ricerca della materia oscura della Collaborazione DarkSide, e siamo entusiasti che il Sulcis-Iglesiente giochi un ruolo di primo piano in questo ambizioso progetto scientifico di assoluta rilevanza internazionale”, ha rimarcato Cristian Galbiati. “E la sfida è altrettanto interessante dal punto di vista del possibile piano di sviluppo industriale e di trasferimento tecnologico, – prosegue Galbiati – perché con ARIA potremmo stabilire un nuovo ciclo produttivo, che tenga viva la straordinaria tradizione mineraria del Sulcis-Iglesiente”. “Carbosulcis si è sin da subito proposto come un partner essenziale grazie alle grandi competenze tecnologiche dei suoi ingegneri e tecnici in ogni fase del progetto, determinanti per il suo successo”.

“Il progetto, che abbiamo finanziato con grande convinzione, è un pezzo importante del programma di ricerca e innovazione su cui la Regione sta fortemente investendo”, ha detto l’assessore regionale della Programmazione Raffaele Paci. “Un programma che funziona, come dimostrano le numerose collaborazioni che in questi anni abbiamo avviato con i più importanti istituti di ricerca nazionali per progetti come quelli nella miniera di Sos Enattos a Lula, che si è candidata per ospitare un laboratorio europeo per lo studio delle onde gravitazionali, il progetto legato a Sotacarbo o quello di San Basilio con il Radiotelescopio. La ricerca e l’innovazione tecnologica sono gli strumenti più importanti che abbiamo a disposizione per costruire il nostro futuro, superare i limiti imposti dall’insularità e creare occasioni di sviluppo e lavoro, attraverso progetti ambiziosi come quello che presentiamo oggi”.

“Con questo progetto stiamo indicando la strada che conduce a un nuovo modello di Industria in Sardegna – ha dichiarato l’assessora regionale dell’Industria Maria Grazia Piras -. L’isola, infatti, si conferma il luogo ideale per realizzare progetti coraggiosi e all’avanguardia. L’intervento a Nuraxi Figus rientra nel piano di dismissione della miniera: non solo stiamo rispettando i tempi previsti ma abbiamo messo anche le basi per costruire, con un piano industriale articolato e programmi di ricerca avanzata, nuove opportunità di lavoro per i giovani. Alla Regione il compito di accompagnarli in questo nuovo percorso attraverso una formazione adeguata e altamente specializzata”.

“Aria sarà un’infrastruttura di ricerca nata per la ricerca di base ma di importanza strategica, soprattutto a livello regionale, anche per le ricadute che le tecnologie utilizzate avranno per la riqualificazione di un sito minerario in via di dismissione che vedrà parte del suo personale riassorbito in nuove attività”, ha commentato Speranza Falciano, vicepresidente dell’INFN che segue i progetti di trasferimento tecnologico. “Date le molteplici applicazioni degli isotopi stabili che l’impianto produrrà, – prosegue Falciano – lo spin-off di questa tecnologia, la distillazione criogenica, permetterà uno sviluppo industriale del sito minerario con un impatto importante sulle imprese del territorio e sui centri di ricerca della Regione Sardegna, a partire dalle Università, e i settori che ne tratterrebbero beneficio vanno dalla diagnostica medica, con particolare riferimento allo screening avanzato di diverse patologie, all’energia pulita, dall’eco-sostenibilità, all’agricoltura”.

 

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