Metano, cresce il fronte dei contrari: “Dannoso per salute e ambiente”

L’accelerazione sul programma di metanizzazione della Sardegna impressa dal Ministero dello Sviluppo Economico e dalla giunta regionale riaccende il dibattito sul futuro energetico dell’Isola. “Il metano, dannoso per la salute e inefficace contro il riscaldamento globale, può essere in larga parte sostituito dalle fonti rinnovabili, a patto che vengano gestite nell’ottica della sostenibilità”: così il presidente Isde – Medici per l’Ambiente Sardegna Domenico Scanu in seguito all’intesa tra Snam Rete Gas e Società Gasdotti Italia per la realizzazione del metanodotto e della disponibilità di Eni a cedere aree del petrolchimico di Porto Torres per la costruzione di un rigassificatore. Sulla notizia interviene anche Claudia Zuncheddu, ex consigliera regionale e leader di Sardigna Libera: “Siamo di fronte ad un’opera distruttiva e spropositata per i bisogni energetici sardi, ancor più oggi con la delocalizzazione industriale”.

Seppure in quantità inferiori rispetto all’olio combustibile o al carbone, “la combustione del metano genera, disperdendoli nell’aria ossidi di azoto e di zolfo, ma anche metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici e molecole diossino-simili “,  spiega Scanu. “Eppure – continua -, oggi, grazie alle indagini epidemiologiche che hanno messo in evidenza preoccupanti valori dell’incidenza e della mortalità per patologie riconducibili all’inquinamento ambientale, dovrebbe essere chiara a tutti la criticità delle condizioni di salute delle popolazioni che risiedono nelle aree ricomprese nei Siti d’Interesse Nazionale per bonifiche (S.I.N. di Porto Torres/Sassari e del Sulcis/Iglesiente/Guspinese) e nelle aree metropolitane”.

Ma le conseguenze dell’inquinamento ambientale vengono taciute: “I dati sanitari relativi alle malattie e alle morti premature legati alle emissioni inquinanti con ricaduta locale, pur essendo richiesti dalla programmazione Europea, non vengono calcolati. Un fatto inaccettabile per uno Stato civile che abbia a cuore il benessere dei propri cittadini”, si legge nel comunicato diffuso da Isde Sardegna.

“L’intera Sardegna – attacca Zuncheddu – verrà sventrata per il passaggio del tubo che, ad alta pressione e ad alto rischio di esplosione, spingerà il metano da una parte all’altra dell’Isola. Un rigassificatore per Porto Torres e uno per Cagliari. A Porto Torres l’Eni ospiterebbe il rigassificatore in area Industriale, ma a quando le bonifiche nel Nord Ovest della Sardegna, abbandonato ad un disastro ambientale con spaventose ricadute sulla salute delle collettività locali? Poca chiarezza anche sul Rigassificatore destinato a Cagliari”.

Inoltre, per il presidente Isde – Medici per l’Ambiente Sardegna il metano non produrrà gli effetti sperati nella lotta contro il riscaldamento globale. “Il metano è esso stesso un gas serra 25 volte più efficiente della CO2 nel trattenere il calore della radiazione infrarossa. Eventuali fughe di CH4 non possono, dunque, che destare preoccupazione”. Inoltre, “il metano si dimostra incompatibile con le indicazioni emerse durante la Cop21 tenutasi a Parigi nel 2015,che ha evidenziato come il contenimento del riscaldamento globale entro 1,5 gradi richieda un taglio delle emissioni tra il 70 e il 95%”, commenta ancora il presidente della società scientifica.

Per quanto la Sardegna non produca gli stessi quantitativi di gas serra dei grandi inquinatori, “va ricordato che
il coefficiente emissivo per ogni unità di energia prodotta dalle centrali termoelettriche sarde è pari a 842
gCO2/kWh contro la media italiana di 505 gCO2/kWh e pertanto affianca India, Cina e Australia tra i principali inquinatori del pianeta e dei suoi ecosistemi. In questo contesto, dare spazio a progetti di metanizzazione quale sistema di transizione verso una migliore efficienza energetica a minor costo, o sollecitare finanziamenti governativi per progetti di cattura e stoccaggio della CO2, solleva criticità ambientali, socioeconomiche e sanitarie e dimostra la crisi programmatica della classe politica”.

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