Fluorsid, l’Ispra scopre irregolarità su autorizzazioni e monitoraggi

Ufficiali di polizia giudiziaria, tecnici dell’Arpas e semplici lavoratori: nei mesi scorsi i tornelli all’ingresso della Fluorsid hanno girato senza sosta. Tra gli ultimi ad aver varcato la soglia dello stabilimento di Macchiareddu ci sono i tecnici dell’Istituto Superiore di Protezione Ambientale del Ministero dell’Ambiente (Ispra) lo scorso 4 luglio per una visita programmata fin dal 2016. Visto l’infuriare dell’inchiesta della Procura di Cagliari che ha portato all’arresto di alcuni dirigenti della società (ma va detto che il presidente Tommaso Giulini non è nemmeno indagato), il sopralluogo era particolarmente atteso. Ma non se n’è saputo nulla per mesi. Oggi però si scopre che le irregolarità rilevate dai tecnici dell’Ispra sono essenzialmente due. La prima riguarda “il nuovo forno per l’essicazione della fluorite in esercizio”: nel corso del sopralluogo, infatti, “la Fluorsid non ha fornito evidenza dell’autorizzazione relativa a quell’impianto”. L’altra, invece, riguarda “il set analitico (vale a dire i parametri) utilizzato per determinare l’inquinamento delle acque provenienti da uno scarico”, definito insufficiente dall’agenzia ambientale. In entrambi i casi si è in presenza di “violazioni delle prescrizioni degli atti autorizzativi”. Ragion per cui, su indicazione dell’Ispra, la società è stata diffidata dal ministero dell’Ambiente lo scorso 14 settembre. Da allora la Fluorsid ha avuto a disposizione 30 giorni di tempo per attivare l’iter di riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale (AIA).

Dentro gli stabilimenti della Fluorsid c’è dunque un forno in attività che presenta un problema di autorizzazioni. L’Ispra non dice nulla di più a riguardo, ma fa un riferimento di legge che aiuta a comprendere. Stando al Testo unico dell’Ambiente, per l’esercizio dell’impianto modificato è necessario l’aggiornamento del provvedimento autorizzativo. Pertanto, quando si attiva una modifica non sostanziale senza aver effettuato le previste comunicazioni o senza avere atteso un termine di tempo ben definito, si va incontro ad una sanzione pecuniaria da 1500 a 15mila euro. L’altra possibilità è che qualcosa sia andato storto nelle comunicazioni tra Fluorsid e Ministero. In ogni caso, la nota dell’Ispra non riporta obiezioni da parte della società. E il ministero ha stabilito che quel forno rappresenta un problema.

Più complessa, invece, la vicenda delle acque reflue. La Fluorsid ha, infatti, sostenuto che il sistema di monitoraggio è stato definito, in accordo con Ispra, nel 2013. “Il gestore – si legge nella nota – ha inoltre dichiarato che le acqua di falda emunte dalle Misure di messa in sicurezza d’emergenza (e, cioè, provenienti dalla falda inquinata) vengono convogliate esclusivamente all’impianto di depurazione interno”. Per l’Ispra, però, “tale configurazione dei controlli di fatto non garantisce il monitoraggio e il controllo su parametri di inquinanti che vengono conferiti al trattamento consortile esterno”. Ai tecnici, inoltre, “pare incomprensibile l’inserimento di controlli sul parametro Fosforo (P) assente nel ciclo autorizzato in AIA, mentre resta ferma l’esigenza di verificare i composti indicati dal Piano di monitoraggio nei controlli al punto SF1, senza misure sui sali o loro ioni, che sono tipici della produzione dello stabilimento Fluorsid e dei reflui provenienti dalle Misure di messa in sicurezza d’emergenza”, con ogni probabilità le acque prelevate dalla falda. Insomma, i controlli sono carenti perché non vengono considerati alcuni parametri tipici dell’attività della Fluorsid, mentre la società ne considera altri non pertinenti.

Come annunciato ieri dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti durante il question time alla camera (senza però entrare nel merito delle irregolarità rilevate dall’agenzia), ora la società verrà sottoposta a riesame dell’Aia. Insomma, il caso Fluorsid terrà banco anche nei prossimi mesi.

Piero Loi
@piero_loi

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