Appello di Isde Italia e Legambiente : “Stop al progetto dell’Eurallumina”

Negli ultimi giorni, il fronte del no al progetto dell’Eurallumina – un nutrito gruppo di associazioni -, ha denunciato le criticità legate all’ampliamento del Bacino dei fanghi rossi e alla realizzazione di una nuova centrale a carbone a Portovesme.

L’intento, ovvio, è quello di ottenere che la Conferenza dei servizi innesti la retromarcia rispetto al rilascio delle autorizzazioni alla controllata “Rusal”: tutte le associazioni sono, infatti, concordi nel definire quegli interenti “non sostenibili”.  Così è anche per Isde – Medici per l’Ambiente Italia, già attiva nel procedimento di Valutazione d’impatto ambientale con la presentazione di proprie osservazioni. In modo particolare, Isde punta il dito sulla nuova centrale a carbone: “Si insiste sulla scelta del carbone come l’opzione più economica per l’impresa, ma anche la più dannosa sul piano emissivo, senza tenere conto dei costi esterni socio-sanitari che sarebbero ricaduti sulle popolazioni già fortemente provate dalle gravi condizioni ambientali presenti nel Sito di Interesse Nazionale (SIN) del Sulcis-Iglesiente-Guspinese che vede, al suo interno, Portoscuso come il luogo di maggior degrado e ancora in attesa di valide azioni di bonifica”. I Medici per l’Ambiente calcolano anche l’aumento delle emissioni inquinanti sprigionate dal nuovo impianto: “A fronte di un decremento di ossido di zolfo del 67,27%, si registra un aumento degli ossidi di azoto del 12,69 %, delle polveri del 201,24% e del monossido di carbonio del 192,15%”.
Impensabile, dunque – continua l’associazione – realizzare un impianto come quello proposto dall’Eurallumina in un territorio dove già precedenti indagini epidemiologiche istituzionali della Regione e dell’Istituto Superiore di Sanità hanno documentato eccessi di mortalità in entrambi i sessi per malattie polmonari e per tumori dell’apparato respiratorio della pleura. Nei bambini, in particolare, si è rilevato un eccesso di mortalità perinatale e di ricoveri per asma”.

Anche l’associazione ambientalista Legambiente interviene con un comunicato firmato da Stefano Ciafani, direttore di Legambiente nazionale, e Vincenzo Tiana, presidente del Comitato scientifico di Legambiente Sardegna, sulla vicenda “Eurallumina”.

L’associazione ecologista ricorda che “il piano di disinquinamento dell’area avrebbe dovuto concludersi in 4 anni, ma dopo oltre vent’anni non si è ancora concluso e soprattutto non ha risolto la grave situazione di compromissione del territorio nelle diverse matrici ambientali aria, acqua, suolo”. “Inoltre – nota Legambiente – la situazione è talmente compromessa che nonostante la fermata produttiva di due grandi aziende come l’Eurallumina (da 7 anni) e l’Alcoa (da 3 anni) persistono ancora condizioni di inquinamento diffuso, come dimostrano i recenti dati del monitoraggio del 2014”. “I superamenti delle soglie di concentrazione degli inquinanti sono molto, troppo frequenti”, denunciano ancora gli ecologisti. Ecco perché “la priorità deve essere la bonifica dell’area industriale”. “Inaccettabili, dunque – conclude Legambiente – l’ampliamento del bacino dei fanghi rossi e la realizzazione una nuova centrale a carbone. Occorre piuttosto assumere le nuove coordinate imposta dagli accordi di Parigi”.

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